venerdì 7 marzo 2025

Il mito di Pippo

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


Il mito di Pippo.


Dagli ultimi mesi del 1943 e fino al 1945, anni nefasti determinati dall’infuriare della 2^ guerra mondiale in Europa, in alcune zone del Nord Italia (Veneto, Emilia-Romagna, Toscana), in una fascia oraria individuata tra le 20 circa e le 23, gli abitanti cominciarono a sentire il ronzio di un aereo che, specialmente in aree poco urbanizzate, lanciava ordigni e mitragliava nel buio della notte.

Nacque la leggenda di Pippo, che vive ancora nella mente degli abitanti di queste zone.

Di ciò è venuto a raccontarci questo pomeriggio il Ten. Col. Alessio Meuti, già in servizio presso l’Aeronautica Militare, con esperienze in diversi settori dell’Arma, da zone operative a specializzazione formativa del personale, che dal 2009 si occupa di storia aeronautica, con particolare riferimento all’ambiente veronese e veneto, con attività di ricerca, divulgazione e consulenza.

Con azioni regolari, come detto, la popolazione sentiva il rumore di un aereo vespertino che volava al di sopra delle loro teste a bassa quota nella sera e attaccava chiunque si trovasse nel territorio. Erano aerei che compivano incursioni solitarie e sganciavano ordigni o mitragliavano nel buio della notte creando paura alle popolazioni vittime di tali incursioni.

La imprevedibilità e la quasi impossibilità di individuare questi velivoli, la loro comparsa nei cieli in ore notturne, rappresentò una presenza misteriosa nella mente degli abitanti che battezzò l’aereo Pippo.

Iniziò una guerra psicologica con gli abitanti specialmente nelle zone poche illuminate (paesi, campagne, case coloniche), costrigendo loro ad effettuare il coprifuoco nelle ore notturne per evitare che ogni minima fiammella individuata potesse essere bersaglio di Pippo.

Queste azioni avvenivano, come detto, di notte e assolutamente indisturbate, con la certezza di non potere essere individuate perché voli solitari, senza la possibilità di essere intercettati perché gli aerei volavano a bassa quota e senza l’ufficialità che tutti i voli dovevano avere.

Nell’immaginazione, l’aereo misterioso colpiva solo nelle prime ore della notte diventando una leggenda di nome Pippo.

Colpendo principalmente nell’oscurità, i “Pippo” rappresentavano una presenza misteriosa e incombente, funzionando da arma psicologica nei confronti delle popolazioni rurali, surrogatoria delle azioni di bombardamento strategico utilizzate nei grandi agglomerati urbani. Questo tipo di minaccia, con apparizioni casuali, poteva colpire anche i piccoli abitati che teoricamente si sentivano al sicuro dei bombardamenti massicci.

Le azioni di “Pippo” erano state programmate dagli Alleati e affidate ai piloti della RAF, decollavano da basi alleate (Falconara Marittima e Foggia) in formazioni di cinque velivoli per missione e poi si dividevano per raggiungere gli obiettivi loro assegnati.

Si diffusero, nell’immaginario popolare, diverse storie che contribuirono a montare la leggenda.

Tra le convizioni più diffuse che si trattasse di un solo aereo, pilotatato da donne, che colpiva ogni fonte luminosa visibile.

Tale disinformazione era dovuta alla segretezza della missione mantenuta dalle forze alleate e alla forte censura dei mezzi di informazione italiani che impedivano di conoscere la reale dimensione del fenomeno.

Non esiste in Italia un solo testimone della Seconda Guerra Mondiale che non abbia mai sentito parlare di Pippo. Da Nord a Sud le gesta di questo leggendario apparecchio notturno affollano i testi di Storia locale, le testimonianze di chi c’era o di chi l’ha conosciuto attraverso i racconti successivi. Pippo non è presente solo nei ricordi, ma pure nel folklore italiano dell’epoca. Attorno ad esso sono nate fiabe, filastrocche, canzoncine, poesie, disegni e dipinti. Insomma, Pippo rappresenta un momento preciso della nostra Storia nazionale, un tempo drammatico dove dal Brennero a Lampedusa l’Italia era bombardata dagli Alleati. È proprio Pippo, infine, a rappresentare l’unico esempio di memoria storica dei bombardamenti aerei a livello nazionale, una vera eccezione rispetto ai consueti ricordi popolari circoscritti sempre a contesti locali, il più delle volte comunali o al massimo provinciali.

Il nostro bombardiere solitario che di notte attacca qualunque luce localizzata a terra, è presente in ogni angolo della Penisola: il suo ricordo non è a tinta unica, ma delle volte prevale la paura e un tono più serio, in altre occasioni se ne parla in maniera più distaccata e umoristica. Partendo dalle testimonianze civili, scopriamo che si trattava di un velivolo notturno di origine inglese o americana, che sorvolando in solitudine città e campagne italiane andava a caccia di luci o altri bersagli improvvisati su cui sganciava qualche ordigno di piccolo calibro, a volte bombe a farfalla, o praticava un breve mitragliamento, al fine di snervare la popolazione e non farla dormire.

Pochi fatti storici, moltissimi racconti, Pippo rimane un prodotto legato alla nostra cultura, specialmente contadina, in un periodo di guerra che contribuì a devastare città, ad uccidere civili, a mutare la geografia del’Europa.


Nessuno ha potuto spiegare perché quell’aereo è stato chiamato “Pippo”.

                                                                                              Giuseppe Romano

Malcesine, 5 Marzo 2025

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