Ho atteso all’angolo
silenziosamente, per
vederti passare tra la
folla, come un fiore
sbocciato a primavera.
Attesa vana.
Mi ero sognato
di toccare
il tuo sguardo e il sorriso,
ma il tuo incedere o non
è passato o si è occultato
tra migliaia di figure che,
attraverso distinti sentieri,
trasmettevano impulsi,
travolgendo arlecchini.
L’angolo, orbo di mute di
cani,
come un sipario, accosta la
tela,
serbando la commedia della
vita
nell’archivio di
speranze sparite.
Il cielo plumbeo non crea
pianti.
La saetta tarda a colpire
l’arbusto
appassito mantenendo
l’alito vivo
Giuseppe
Romano
9/12/2023