Ho
finito di leggere “Le chiavi di Platone” di Marco Tempestini,
scrittore conosciuto a Malcesine, paesino ameno situato sul lago di
Garda, quasi per caso, in occasione della presentazione del libro “I
miei deserti” di Carolina Monaci, avvenuto ad Ala (TN) il
31/07/2020, che, da subito, ha saputo trasmettermi la sua simpatia e
la sua profondità intellettuale.
Premetto
che non ho la presunzione di saper recensire libri, per cui il mio
non potrà mai essere un giudizio critico, bensì un semplice parere
basato sull’istinto e sulla emozione che ho potuto cogliere dalle
parole lette.
Marco
Tempestini, nativo di Pistoia, è laureato in Scienze Filosofiche,
con esperienze culturali che lo hanno condotto a Madrid, dove ha
insegnato lingua italiana presso l’Istituto Italiano di Madrid ed
ha accumulato esperienze nel settore dell’educazione ambientale ed
in quello museale.
“Le
chiavi di Platone” è il suo romanzo d’esordio e sviluppa la
trama, ambientata temporalmente nel 1963, nella Roma di quel tempo,
intercalata da un rapido e breve viaggio a Cuba.
E’
un romanzo giallo che si fa leggere tutto d’un fiato perché
scorrevole e semplice, pur con opportuni riferimenti al mondo
filosofico che fa capolino tra le righe, rivelando la matrice
culturale dell’autore, e tiene il lettore attaccato al filo del
romanzo al fine di giungere nel più breve tempo possibile alla
conclusione.
Dalla
lettura del romanzo, sono emersi, a mio parere, dei messaggi che
l’autore ha voluto inviarci:
-
A prescindere dalle possibilità economiche che ciascuno di noi
possiede, è importante potere scegliere in piena e assoluta libertà,
senza condizionamenti esterni, il proprio modo di vivere, perché ciò
ci consente di stare in pace con noi stessi, condividendo agi o
difficoltà con la comunità che ci sta attorno.
-
L’amicizia è sacra e non può essere tradita.
-
In qualunque stagione l’uomo, di qualsiasi ceto o nazionalità,
bramoso di denaro, continuerà a seminare odio e terrore per il solo
ed esclusivo tornaconto, non considerando l’umanità nella sua
interezza.
E
per il rapporto d’amore che si intreccia all’interno del romanzo,
vuole insegnarci che a volte bisogna sacrificare qualcosa o qualcuno,
anche con la morte nel cuore, pur di salvare qualche altro che ci
appartiene.
Le
poesie che chiudono il romanzo trasudano di luce e spiritualità (….
una lacrima scese/ nella tasca della sua giacca/ e lui la scambiò/
per il concentrato segreto/ dell’ampolla dorata di Dio.)
Un
romanzo moderno, scevro da orpelli superflui, con il periodo che
scorre naturalmente, senza parole contorte.
Giuseppe
Romano
11/08/2020
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