martedì 11 agosto 2020

Brevi note su “Le chiavi di Platone” di Marco Tempestini

 

Ho finito di leggere “Le chiavi di Platone” di Marco Tempestini, scrittore conosciuto a Malcesine, paesino ameno situato sul lago di Garda, quasi per caso, in occasione della presentazione del libro “I miei deserti” di Carolina Monaci, avvenuto ad Ala (TN) il 31/07/2020, che, da subito, ha saputo trasmettermi la sua simpatia e la sua profondità intellettuale.

Premetto che non ho la presunzione di saper recensire libri, per cui il mio non potrà mai essere un giudizio critico, bensì un semplice parere basato sull’istinto e sulla emozione che ho potuto cogliere dalle parole lette.

Marco Tempestini, nativo di Pistoia, è laureato in Scienze Filosofiche, con esperienze culturali che lo hanno condotto a Madrid, dove ha insegnato lingua italiana presso l’Istituto Italiano di Madrid ed ha accumulato esperienze nel settore dell’educazione ambientale ed in quello museale.

Le chiavi di Platone” è il suo romanzo d’esordio e sviluppa la trama, ambientata temporalmente nel 1963, nella Roma di quel tempo, intercalata da un rapido e breve viaggio a Cuba.

E’ un romanzo giallo che si fa leggere tutto d’un fiato perché scorrevole e semplice, pur con opportuni riferimenti al mondo filosofico che fa capolino tra le righe, rivelando la matrice culturale dell’autore, e tiene il lettore attaccato al filo del romanzo al fine di giungere nel più breve tempo possibile alla conclusione.

Dalla lettura del romanzo, sono emersi, a mio parere, dei messaggi che l’autore ha voluto inviarci:

- A prescindere dalle possibilità economiche che ciascuno di noi possiede, è importante potere scegliere in piena e assoluta libertà, senza condizionamenti esterni, il proprio modo di vivere, perché ciò ci consente di stare in pace con noi stessi, condividendo agi o difficoltà con la comunità che ci sta attorno.
- L’amicizia è sacra e non può essere tradita.

- In qualunque stagione l’uomo, di qualsiasi ceto o nazionalità, bramoso di denaro, continuerà a seminare odio e terrore per il solo ed esclusivo tornaconto, non considerando l’umanità nella sua interezza.

E per il rapporto d’amore che si intreccia all’interno del romanzo, vuole insegnarci che a volte bisogna sacrificare qualcosa o qualcuno, anche con la morte nel cuore, pur di salvare qualche altro che ci appartiene.

Le poesie che chiudono il romanzo trasudano di luce e spiritualità (…. una lacrima scese/ nella tasca della sua giacca/ e lui la scambiò/ per il concentrato segreto/ dell’ampolla dorata di Dio.)

Un romanzo moderno, scevro da orpelli superflui, con il periodo che scorre naturalmente, senza parole contorte.

Giuseppe Romano


11/08/2020

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