UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO
MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI
L’inferno nell’immaginario di Dante (3^ parte)
La Prof.ssa Calzà ci guida, in questo incontro, con la narrazione del viaggio di Dante e Virgilio, che prosiegue attraverso i sentieri oscuri dell’Inferno più profondo.
Attraversato il VI cerchio, giungono al VII, suddiviso in tre gironi, dove incontrano i Violenti.
Nel VII cerchio si accede dopo aver superato i resti di una frana provocata dal terremoto verificatosi alla morte di Cristo. Custode del cerchio è il Minotauro, che rappresenta la “atta bestialità” ovvero la violenza che rende l’uomo simile alle bestie.
Nel primo girone, attraversato dal Flegetonte, fiume di sangue bollente, sono i violenti con il prossimo (predoni e assassini), tormentati dai Centauri che colpiscono le anime con frecce per evitare che possano uscire dal sangue.
Nel secondo sono collocati i suicidi (trasformati in albero per avere rinunciato volontariamente alla loro natura umana), tormentati dalle Arpie, creature mitologiche dal corpo di uccello e dal volto di donna, e gli scialacquatori che in vita distrussero e dilaniarono le loro sostanze. Per questo motivo sono lacerati da cagne fameliche e sono distinti dai prodighi del IV cerchio che non hanno avuto cura di gestire il loro patrimonio, distruggendo se stessi attraverso le proprie sostanze. Tra i suicidi incontrano Pier della Vigna che, entrato nel 1220 alla Corte di Federico II di Svezia con ruoli di assoluto prestigio, viene accusato di tradimento, forse per l’invidia dei cortigiani e per i suoi contatti con il Papa Innocenzo IV, incarcerato e costretto al suicidio per le vessazioni subite.
Nel terzo girone Dante incontra i Bestemmiatori, i Sodomiti e gli Usurai. I Bestemmiatori sono chinati sulla sabbia infuocata, i Sodomiti corrono continuamente sotto il fuoco, gli Usurai sono accovacciati sotto la pioggia di fuoco, con il Minotauro custode dell’intero settimo cerchio.
Il contrappasso ancora una volta si richiama alle pene ordinariamente inflitte, con il rogo posto a simbolo della loro condanna.
Attraversata una ripa scoscesa, Dante e Virgilio giungono all’VIII Cerchio, detto anche Malebolge, riservato ai peccatori di frode, ovvero coloro che hanno imbrogliato chi non si fida.
Il nome di Malebolge deriva dalla forma di tale cerchio, suddiviso in dieci bolge, ovvero fosse concentriche, simili ai fossati che cingono i castelli medievali, separate da argini e attraversati da ponti naturali di pietra che convergono verso il centro del cerchio, occupato da un ampio pozzo, il cui fondo costituisce il nono cerchio. Nell’ottavo cerchio è punita la frode esercitata contro chi non si fida: peccato grave perché si presuppone l’uso della ragione a danno degli altri.
I due pellegrini giungono sul ponte che scavalca la quinta bolgia, straordinariamente buia a causa della pece bollente nella quale sono immersi i barattieri, coloro cioè che fecero commercio dei pubblici uffici. Mentre Dante è intento a guardare in basso, sopraggiunge veloce un diavolo che getta nella pece un dannato che, dopo il tuffo violento, viene a galla, ma i custodi della bolgia, i Malebranche, lo costringono ad immergersi nuovamente.
Virgilio, allora, si dirige verso i diavoli e fa presente al loro capo, Malacoda, che il viaggio suo e del suo discepolo è voluto dal cielo. A questo punto, Malacoda affida loro ad una scorta composta di dieci suoi sottoposti comandati da Barbariccia, consentendo la partenza verso le altre bolgie, con Virgilio che rassicura Dante invitandolo a non avere paura.
Scesi nell’ottava bolgia Dante rivolge una invettiva contro Firenze, avendo visto nella settima bolgia ben cinque ladri, tutti fiorentini. che lo hanno fatto vergognare per la brutta immagine che hanno conferito alla città.
Guardando dall’alto in fondo di questa bolgia vedono che le anime appaiono come dei punti luminosi perchè sono avvolte da fiamme e ognuna di queste fiamme nasconde un’amima.
Una di queste fiamme ha la punta biforcuta e Virgilio spiega a Dante che in quella fiamma sono racchiuse due anime: quella di Ulisse e quella di Diomede. La fiamma giunge vicino a loro e Virgilio chiede ad Ulisse come si è conclusa la sua vita terrena.
Ulisse narra che la sua sete di conoscenze lo conduce, dopo la presa di Troia avvenuta con l’inganno del suo cavallo di legno che ha consentito ai Greci di espugnare la Città, al di là delle Colonne d’Ercole, cioè verso l’ignoto, ma un naufragio porta alla morte lui e il suo equipaggio. Dante, pur sentendosi vicino ad Ulisse come viaggiatore del mondo, lo colloca tra i fraudolenti perché con l’inganno del suo cavallo aveva sconfitto i nemici. Nel suo racconto Ulisse narra dell’incontro con la maga Circe, dell’ira degli dei che ostacolano il suo ritorno ad Itaca, del perenne suo desiderio di conoscere il mondo.
Esaudito in Dante il desiderio di conoscere Ulisse in una visione diversa da quella da tutti nota, i due poeti giungono al IX e ultimo Cerchio dell’Inferno ove sono collocati i Traditori.
E’ costituito dal Lago Cocito, uno dei quattro fiumi infernali sulla cui ghiaccia sono imprigionati i traditori, che agli occhi di Dante sono descritti come i peggiori peccatori.
Al centro di Cocito, che corrisponde al centro della Terra, è confitto, fino alla cintola, Lucifero, intento a maciullare nelle sue tre bocche le anime di Bruto, Cassio e Giuda. Le sue sei ali sbattono e producono un vento gelido, il quale congela le acque del fiume infernale.
Tutt’intorno al demone ci sono le quattro zone del IX Cerchio, che ospitano traditori di diverso tipo e il cui peccato va dal meno al più grave man mano che ci si avvicina a Lucifero. Nella Caina sono puniti i traditori dei parenti, sepolti nel ghiaccio fino al collo e con la testa all’ingiù, nell’Antenora ci sono i traditori della patria (tra loro il conte Ugolino), infine nella Giudecca ci sono i traditori dei benefattori, completamente imprigionati nel ghiaccio.
Dante e Virgilio sono arrivati al fondo dell’Inferno.
Davanti a loro si erge una figura gigantesca e un fortissimo vento freddo e Dante si ripara dietro Virgilio che lo incoraggia a farsi forza. E’ Lucifero con tre teste con le quali mastica i peggiori di tutti i peccatori: Bruto, Cassio e Giuda, traditori di Cesare e Cristo.
A
questo punto, Virgilio invita Dante
ad
aggrapparsi a lui e, tenendolo
sulle spalle,
inizia una faticosa discesa tra i peli del mostro.
La discesa
diventa poi una salita: Dante e Virgilio si sono capovolti poichè
sono passati nell’emisfero terrestre opposto.
Senza fermarsi per riposare, i due poeti prendono un nuovo cammino ed escono finalmente sulla superficie terrestre: “E quindi uscimmo a riveder le stelle.”
Il loro viaggio nell’Inferno si è concluso e inizieranno la risalita del monte del Purgatorio.
Si ritiene doveroso ringraziare la Prof.ssa Luciana Calzà che, con la sua straordinaria competenza e passione, ha permesso a tutti i partecipanti alle sue lezioni di “viaggiare” tra gli inferi con due grandi del mondo letterario: Virglio e Dante.
Giuseppe Romano
Malcesine, 5 Febbraio 2025
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