UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO
MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI
L’inferno nell’immaginario di Dante (2^ parte)
Dopo avere illustrato nelle linee generali il viaggio di Dante all’inferno, la Professoressa Luciana Calzà, in questo nuovo incontro a Palazzo dei Capitani con i partecipanti all’Università del tempo libero, entra nei dettagli per raccontarci “il viaggio” di Dante tra gli inferi.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita…..”, esordisce il poeta, facendoci intendere che, a metà circa della vita umana (30-35anni), si ritrova in una selva oscura, avendo smarrito la strada diritta, dove incontra tre fiere: la lonza, il leone e la lupa. Non riesce ad andare avanti, ma viene soccorso da Virgilio che lo guiderà in un viaggio attraverso Inferno e Purgatorio, mentre Beatrice lo guiderà in Paradiso.
Attraversano una porta con su scritto:”Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.”, e incontrano gli ignavi (anime che in vita non hanno scelto, né nel bene, né nel male), schierandosi sempre dalla parte del più forte.
Pertanto, Dante li reputa indegni di meritare sia le gioie del Paradiso, che le pene dell'inferno, a causa proprio del loro non schierarsi mai dalla parte del bene o del male.
Proseguendo il loro cammino, si imbattono nel fiume Acheronte e, per attraversarlo, si affidano a Caronte che li traghetta sull’altra sponda. Discendono nel Primo cerchio (Limbo) dove sono collocate le anime dei pagani virtuosi e dei bimbi morti senza battesimo, che non peccarono, ma sono esclusi dalla salvezza: essi non subiscono alcuna pena, ma sono sospesi e vivono nell’inappagabile desiderio di vedere Dio.
Al II° Cerchio Dante colloca i Lussuriosi, cioè coloro che preferirono l’amore carnale rispetto a Dio. La loro pena è stabilita secondo la legge del contrappasso: sono condannati a vivere all'interno di una bufera infernale, così come in vita preferirono la bufera della passione.
All’inizio del Cerchio Dante incontra Minosse, custode di tutte le anime dannate, eccetto degli ignavi e dei virtuosi. Egli avvisa il poeta dei pericoli dell’Inferno e lo consiglia di diffidare di Virgilio che, però, lo zittisce ricordando a Dante che il loro viaggio è fatto per volontà divina.
Tra le anime vi sono, tra le altre, Didone, Cleopatra, Elena, Paride, ma due, tra esse, lo incurioscono e chiede di potere parlare con loro. Sono Paolo e Francesca, amanti-cognati, uccisi per mano del marito di Francesca: Gianciotto, signore di Ravenna.
Nell'episodio infernale è Francesca la sola a parlare, mentre Paolo tace e piange alla fine del racconto della donna. Francesca dapprima si presenta e ricorda l'assassinio subìto ad opera del marito, poi (su richiesta di Dante) spiega la causa del loro peccato, ovvero la lettura del romanzo di Lancillotto e Ginevra che li spinse a intrecciare una relazione amorosa. E mentre leggevano, Paolo, coinvolto in quella storia struggente, la bacia in bocca tremando, non riuscendo più ad andare avanti nella lettura.
Dante, a sentire il racconto, viene preso da pietà e sviene per la commozione.
Riavutosi e ripreso il viaggio, al III° Cerchio trova I Golosi.
Siamo in un ambiente buio, dove cadono grandine, neve e pioggia nera e il terreno puzza. Il guardiano qui è Cerbero, un cane con tre teste, occhi rossi, pelo nero e sporco, pancia enorme, che con gli artigli squarta e scuoia i dannati che urlano e si lamentano. Per oltrepassare Cerbero, Virgilio gli lancia in bocca del fango.
Dante e Virgilio avanzano all’interno del terzo cerchio dove gli spiriti squartati da Cerbero giacciono nel fango sofferenti.
I Golosi sono puniti e dilaniati da Cerbero perché, per la legge del contrappasso, in vita mangiavano troppo. Uno spirito va incontro a Dante e si presenta: era Ciacco di Firenze, noto per la sua golosità. Dante, sentendo che Ciacco era di Firenze, gli chiede notizie della sua città. Ciacco informa Dante che avrebbero vinto i Guelfi Bianchi, ma che successivamente, con l’aiuto di papa Bonifacio, i neri avrebbero avuto il sopravvento; e quasi tutti i cittadini fiorentini sarebbero stati colpiti da superbia, invidia e avarizia. Informa, inoltre, che pur avendo agito per il bene della città, nella loro vita privata si sono macchiati di gravi peccati e sono adesso nei cerchi più bassi dell’Inferno. Infine Ciacco, congedandosi da Dante, lo prega di parlare di lui al ritorno del suo viaggio.
Al IV° Cerchio si incontrano Avari e Prodighi, al V° Iracondi e Accidiosi, quindi si imbattono nelle Mura della Città di Dite.
Le mura della città di Dite racchiudono l’Inferno profondo. Esse rapppresentano la linea di demarcazione tra i peccati di intemperanza singola, personale e quelli ben più gravi di coinvolgimento e portata sociale.
Dite, città immaginaria che Dante descrive nella cantica dell’ Inferno, comprende i cerchi dal sesto al nono cerchio. Si presenta recintata da alte mura collegate da diverse torri ed è circondata dalla palude puzzolente dello Stige; a guardia i diavoli che impediscono a Dante di entrare, acconsentendo di parlare solamente con Virgilio.
Virgilio cerca di scacciare i diavoli, ma è costretto a chiedere l’aiuto della Grazia Divina che invia, in soccorso, un messo celeste.
Superato l’ostacolo dei diavoli, Dante e Virgilio riprendono il viaggio, con Virgilio che rasserena Dante ricordandogli che lui è già sceso in fondo all’Inferno. Dante chiede se le anime del Limbo possono scendere nel Basso Inferno, ma Virgilio risponde che raramente le anime del Limbo scendono giù.
All’improvviso sulle mura della città compaiono le tre furie infernali, le Erinni (Megera, Aletto, Tesifone), mostri dalle sembianze di donna e chiome formate da un intrico di serpenti che, graffiandosi il petto, invocano Medusa, unica mortale delle tre Gorgoni, che rendeva di pietra chi guardava il suo volto.
Medusa personifica la disperazione della salvezza, il peccato massimo che pietrifica l'anima e conduce all'inazione spirituale, precludendo così la via della salvezza.
Lo sguardo di Medusa ha la funzione di inchiodare l'anima al punto in cui è giunta: Virgilio, così, copre gli occhi di Dante perchè Medusa non gli impedisca di proseguire nel cammino della conoscenza del male, che lo porterà alla salvezza.
Entrati nella città di Dite, trovano una grande pianura cosparsa di tombe, tutte aperte e arroventate dalle fiamme. In esse si trovano le anime degli Eretici.
Gli Eretici sono coloro che nella vita si macchiarono del peccato dell’eresia, ovvero andarono contro il dogma della religione. Le tombe scoperchiate permettono ai gemiti e ai lamenti di dolore di disperdersi nell’aria.
Ciò perché non avendo creduto in vita all’immortalità dell’anima ora sono stati condannati a morire continuamente.
I poeti si incamminano lungo un sentiero che corre fra le mura e le tombe infuocate e appare loro Farinata degli Uberti, capo ghibellino, personaggio fiorentino di grande rilievo che contribuì, nel 1248, alla cacciata dei guelfi da Firenze. Ma, quando i guelfi riuscirono a tornare nel 1251, riprese la lotta fra le due fazioni conclusasi con la sconfitta dei ghibellini che furono esiliati.
Farinata degli Uberti andò in esilio a Siena, riorganizzò i ghibellini e li portò alla vittoria di Montaperti nel 1260.
Condannato nel cerchio degli Eretici perché non credeva all’immortalità dell’anima, ma descritto come uomo possente, forte e superiore, incute timore perfino a Dante. Profondamente legato alla politica e al suo paese chiede a Dante il nome della sua famiglia per capire a quale fazione appartenesse,
Dante è inizialmente intimorito da Farinata degli Uberti, pur se appartenente ai ghibellini, ma avendo per lui grande rispetto e ammirazione, considera un privilegio parlargli, pur entrando in conflitto con lui perché appartenene ai ghibellini e, quindi, uomo di parte, entrambi profondamente legati a Firenze.
Dante lo informa della condanna all’esilio permanente dei ghibellini rattristando Farinata degli Uberti e gli chiede di risolvergli un dubbio circa la facoltà dei dannati di prevedere il futuro. Farinata gli spiega che i dannati vedono, sì, il futuro, ma in modo imperfetto, riuscendono a vedere gli eventi solo quando sono molto lontani.
Dopo un po’ Virgilio chiede a Dante la ragione del suo smarrimento e il discepolo svela le sue preoccupazioni. Virgilio rassicura Dante e gli promette che in Paradiso Beatrice gli fornirà ogni spiegazione relativa alla sua vita futura.
Poi si volge a sinistra e lascia le mura per imboccare un sentiero che conduce alla parte esterna del Cerchio, da dove si leva un puzzo estremamente spiacevole.
Con la Prof.ssa Calzà continueremo il viaggio di Dante e Virgilio per scoprire storie ed eventi che ci faranno conoscere l’Inferno nell’immaginario di Dante.
Giuseppe Romano
Malcesine, 29 Gennaio 2025
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