Per lenire dolore e lacrime
che avvolgono il tuo corpo
bacerei le tue fresche mani.
Veglierei alle tue estremità
raccattando il tenue respiro
devastato dal pianto riposto.
Fisserei su una candida tela
i contorni dell’angelico viso
solo fossi un traviato pittore.
Racimolerei parole mai dette,
da una vita attese, frammenti
di notti insonni e senza stelle.
Il sibilo del vento mi solleva
dal torpore, rimembrandomi
indecisi domani da permeare.
Emerge, dallo scuro notturno,
una soave creatura all’albore
dei suoi sogni, gli occhi rapiti.
Giuseppe Romano
15/09/2021
2 commenti:
Una poesia molto commovente, mi ha fatto venire gli occhi lucidi a momenti. Grazie per la condivisione!
bella poesia!
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