mercoledì 18 novembre 2015

Frammenti di storie vere

 Cari amici vi voglio presentare un racconto tratto dall'Antologia " L'Emozione della Bellezza" curata da Rina Gambini, Presidente dell'Associazione Culturale Il Porticciolo di La Spezia, dal titolo:

FRAMMENTI DA UNA STORIA VERA


    Me la ricordo ancora, quando la vidi per la prima volta. Alta, magra, capelli crespi. La pelle colore ambra. Una principessa!...... Non poteva che essere una principessa arrivata all'improvviso da una terra fantastica...

-        Sono la figlia dello zio Vincenzino...

-        Chi?

-        Dello zio Vincenzino... Sono arrivata oggi da Madrid e non ho trovato alloggio.   Mi puoi ospitare?

   Lo zio Vincenzino era un uomo alto, la pelle bianchissima, vestito sempre con abiti di lino possibilmente bianchi, la parlantina sempre pronta. Un uomo sicuramente di classe.

   Molto religioso, onorava le feste comandate, come la sorella Concettina, donna morigerata, che, ogni mattina, alle sei, si alzava per assistere alla prima messa che si celebrava nella chiesa di San Francesco di Paola, ricevendo, nel contempo, il sacramento della  Comunione. 

   Ci teneva molto a questo rito la zia e, da buona cristiana, digiunava nei giorni comandati, (e anche in quelli non comandati) al fine di preservare la sua anima dal peccato.

    Lo zio Vincenzino e la zia Concettina abitavano, in affitto, in un appartamento ubicato in centro città, nei pressi del Teatro Politeama Garibaldi, utilizzato, nel periodo cui la nostra storia fa riferimento, per spettacoli leggeri o classici di notevole spessore artistico, tali da soddisfare la sete culturale che la Città ha sempre avuto.

Il teatro Politeama Garibaldi

 Una Città sede di Teatri conosciuti in tutto il Mondo (Teatro  Massimo, Teatro Biondo, Teatro Bellini, quest'ultimo, ahimè, per  molti anni sede di una pizzeria!) che hanno sempre ospitato le più famose compagnie artistiche del momento, con un patrimonio architettonico costituito da monumenti, chiese arabo-normanno, giardini, tutti testimoni delle varie gestazioni culturali presenti nei secoli.  

   Fratello e sorella, ormai con molte primavere alle spalle, nel tardo pomeriggio facevano la solita passeggiata, scendevano, piano, le scale e si incamminavano verso il centro per godersi il sole che, al tramonto, abbandonava la città che, così, cominciava a respirare.

   La villetta antistante il Politeama, sovrastata dal Pantheon, che ospitava saltuariamente spettacoli musicali, donava  agli astanti un certo refrigerio che era del tutto assente negli appartamenti non dotati di impianti di condizionamento.

   Seduti su una panchina, guardavano le auto sfrecciare verso mete ignote ed i pedoni frettolosi di raggiungere mete conosciute solo dalle loro menti.

   Bambini allietavano con le loro grida la villa, con i nonni preoccupati che i nipotini  non infastidissero più di tanto.

La villetta


   Quando il sole cessava di riflettere sulle vetrate dei palazzi ed il buio  cominciava a far capolino, con i lampioni che ad uno ad uno accendevano le luci, gli zii abbandonavano la panchina e, con lo stesso passo dell'andata, rientravano a casa per consumare la cena; una cena molto parca che ricordava loro le cene, ben più sontuose, consumate, in molte sere d'estate, nella loro bella casa in collina, con vista sul deserto, che possedevano ad Asmara.

-          Ti ricordi, Vincenzo, quel bell'ufficiale che mi ronzava intorno?

  esordiva zia Concettina, con gli occhi che si inumidivano per l'occasione perduta e per il tempo ormai irrimediabilmente andato, nel ricordo di quelle cene sul patio e le stelle a guardia delle serate.

   Serviti dalla servetta di colore che non  faceva mancare nulla, molto discreta, che stava là solo per servire il padrone bianco.

        - E quella splendida ragazza che mi girava attorno, sperando che la portassi con me in Italia, chissà che fine ha fatto!!

pensava a voce alta zio Vincenzino, con la mente rivolta là dove la sabbia ed il sole si congiungono per formare una cosa sola ed unica.

   Ed il pensiero volava lontano nel tempo; agli anni in cui lui e la principessa colore d'ebano giacevano come una sola cosa, storditi dal sole che non tramontava mai, dall'odore della sabbia rossa, dal vento che copriva i godimenti di entrambi.

    Lontani da Concettina, all'oscuro di tutto e che non avrebbe sicuramente approvato.

    Le era apparsa all'improvviso, flessuosa, altera, gli occhi nerissimi in uno con il colore della pelle; pelle che profumava di odori intensi.

  L'aveva seguita e, con uno stratagemma, aveva interrotto il passo da cerbiatto che l'allontanava da lui.

-        Signorina, vorrei chiederle …...

-        Prego!

-        Il suo nome, per favore....

-        Jasmine, ma non so quanto le possa interessare....

   Era iniziato con queste semplici parole il loro incontro; lui ospite di una terra che in patria era stata indicata come una terra da conquistare, senza chiedere nulla, calpestando i sogni di progresso che ogni popolo ha diritto di avere; lei, deliziosa fanciulla color ebano, alla ricerca di una identità, felice che quell'uomo bianco, alto, bello, italiano, avesse posto il suo sguardo sulla sua femminilità ancora acerba.

   Si erano innamorati all'istante, intrecciando un rapporto sensuale ed intenso, anche se clandestino.

   Zia Concettina diceva sempre che, quella, pur essendo apparentemente brava gente, bisognava farla cuocere nel loro brodo. Loro erano in quel paese per lavorare, per potere poi tornare a casa con qualcosa di solido. Erano sopratutto dei selvaggi, quelli...., mai dare eccessiva confidenza... 

   Le parole di zia Concettina, erano, per lo zio Vincenzino coltellate che arrivavano dritte al suo cuore che si era completamente perso in Jasmine....

   Il tempo passava velocemente ed il turbinio dei sensi tra zio Vincenzino e la principessa colore di ambra non cessava di esistere.

-        Ho qualcosa da confessarti......      

esordì Jasmine, dopo lunghi attimi di silenzio. Stavano sdraiati sotto una palma per ripararsi dal sole che cominciava a tramontare. L'orizzonte era rosso fuoco e prometteva una nuova calda giornata. Zio Vincenzino stava carezzandole la schiena liscia; nulla in lei era fuori posto e ringraziava Dio per avergliela fatta incontrare.                  

-        Aspetto un bambino......

disse tutto d'un fiato, puntando lo sguardo laggiù, il sole che si stava congiungendo con l'orizzonte, il deserto nascosto dalla duna lontana, irraggiungibile quasi, come avrebbe preferito essere lei in quell'attimo; felice, eppure infelice, perchè sicura di non poter condividere con tutti la sua felicità di dover diventare madre. 

    Già sentiva le orecchie ascoltare le reprimende della corte che ruotava attorno a Vincenzino, lo sconcerto della sorella che, sicuramente, avrebbe avuto da ridire su questa unione non perfetta voluta da questa donna di colore che aveva attentato alle virtù del fratello, coinvolgendolo in un gioco sporco con artifici e filtri magici.

   Il cuore di Vincenzino  si fermò all'improvviso. Era felice. Stava diventando padre. Padre di un bimbo che sarebbe stato di pelle scura. Il panico. Come dirlo alla sorella, agli amici, ai parenti.     Sarebbe stato uno choc per tutti. Meglio scegliere il silenzio. Nessuno avrebbe saputo di questo anomalo evento.

     I mesi passavano. Il frutto proibito cominciava a vedersi. Jasmine decise di attendere la nascita del bimbo nella casa paterna. Nel villaggio attendevano tutti felici il dono che il Signore aveva voluto dare alla loro principessina. Vincenzino, quasi clandestinamente, andava  a trovare la sua amata, giurando che avrebbe dato il suo nome al frutto proibito.

   Nacque una bellisssima bimba. I capelli crespi, un visino dolcissimo. Vincenzino e Jasmine decisero che la bimba sarebbe cresciuta all'interno del villaggio. Nessuno doveva essere messo a conoscenza che quella era la bimba di Vincenzino.

    L'amore cresceva ancora di più. Tra Vincenzino e Jasmine l'intesa era rafforzata dalla presenza di una bimba che aveva la pelle della madre e la grazia del padre.

    Concettina rimaneva all'oscuro della nascita della nipotina e accudiva alla casa come se non fossero successi fatti nuovi. Vincenzino era il suo adorato fratello senza macchia e senza paura; di tanto in tanto, per i troppi affari rimaneva un po' di più lontano da casa.

    Durante una sera d'estate, mentre il cielo cominciava a punteggiarsi di stelle, Jasmine annunciò a Vincenzino che la loro bambina avrebbe presto avuto un fratellino o una sorellina. L'amore che riempiva di gioia i due amanti continuava a dare i suoi benefici frutti.         

   E la principessina ebbe presto una sorellina.

   Asmara cominciava a diventare una città difficile per gli italiani. La situazione politica precipitava ed il lavoro veniva a mancare; gli indigeni reclamavano la loro terra ed il governo locale cominciò a requisire i beni che gli stranieri nel tempo avevano accumulato in quella terra che, sicuramente, non era la loro. In Europa la guerra insensata era scoppiata in tutta la sua intensità, mietendo vittime.

   Zio Vincenzino e Zia Concettina si prepararono a tornare in fretta e furia nella loro Città di origine con lo status di sfollati coloniali.

    Jasmine rimase sola con le due figlie, nate da un intensissimo, quanto infelice amore.

     Prima di partire, Vincenzino promise che avrebbe dato un nome ed una patria alle due figlie.

    Come dirlo alla sorella? Il tempo passava ed il vento poneva parecchia sabbia tra lui e le figlie.     Ogni tanto riusciva ad acquisire  vaghe notizie sulla situazione ambientale ad Asmara ed un giorno si recò al Ministero degli Esteri per comunicare loro che era padre di due figlie nate da madre etiope.  Chiedeva il permesso per farle venire in Italia. Espletò tutte le pratiche burocratiche e si mise in attesa di notizie.

-        Sono stato al Ministero degli Esteri, Concettina.

-        A far cosa?

-        A chiedere che le mie due figlie si riuniscano con il loro padre.

-        Cosa? Ma tu sei uscito di senno?.

-        No, sono solo un padre che ha finalmente capito che i figli devono vivere tutti alla luce del sole, senza essere tenuti nascosti a nessuno. Sono padre e ti dirò di più. Le mie figlie hanno la pelle scura.

-        Misericordia! - Disse subito ad alta voce Concettina. - Ma quando? Ma come? Con chi? Perchè mi hai nascosto ogni cosa? E comunque queste qui io non le voglio a casa mia!

Subito dopo, con il  velo in testa, corse in chiesa per confessare i suoi peccati e quelli del fratello.

    Per giorni interi Concettina tolse il saluto, pur coabitando nella stessa casa,  al crudele fratello che aveva osato contaminare il sangue di famiglia con un sangue estraneo e, peggio, non europeo. Doveva digerire l'idea di avere due nipoti di pelle scura, nate al di fuori del sacramento del matrimonio e senza che, fino ad ora, fosse stata messa a conoscenza degli eventi.

   Mai, mai, mai avrebbe permesso che quelle due piccole bastarde, nate dal peccato, sarebbero entrate in casa loro. E Dio avrebbe punito il fratello facendolo precipitare all'inferno. Ed era sicura che lo stesso Dio misericordioso non aveva approvato questa unione blasfema. Un bianco che si era unito ad una nera! Chissà quanti fulmini erano stati lanciati dal cielo nello stesso attimo che l'unione carnale si consumava!

    Zio Vincenzino assicurò la sorella che le figlie sarebbero rimaste provvisoriamente nella terra d'origine. Dovevano iniziare gli studi e dovevano crescere. Poi il tempo avrebbe sicuramente indicato la strada più giusta.

     Le due sorelline crebbero con la madre e nel contempo zio Vincenzino perfezionò l'iter burocratico per fare acquisire alle figlie la nazionalità italiana, consentendo loro di studiare in una scuola italiana.

    Col tempo zia Concettina acconsentì, con le dovute riserve, a conoscere le nipoti che, con il tempo, avevano imparato a muoversi autonomamente, libere da condizionamenti.

   E quella principessa, scura di pelle, che bussava una sera d'estate per chiedere ospitalità, era un arcobaleno che svelava i tanti segreti degli zii.

   Zio Vincenzino e zia Concettina sono partiti per l'eterno sonno che avvince l'uomo ineluttabilmente, senza svelare a chi, Dio, avesse destinato  l'inferno.

    E la principessa con i capelli crespi, dopo un lungo cammino, è stata inghiottita dalla grande Città, con nella mente il ricordo dell'odore delle palme piegate dal vento, il colore della sabbia, le voci festanti del villaggio dove aveva iniziato, con la sorella, i primi passi.

        -   Sono la figlia dello zio Vincenzino .........  

       -    Benvenuta a casa mia, figlia di un mondo sconosciuto che si muove a piccoli passi.                                           


2/07/2012                                                     Giuseppe   Romano 

Foto degli zii con Angelo

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