martedì 25 marzo 2025

Gaio ValerioCatullo e la poesiia d'amore antico.

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


Gaio Valerio Catullo e la poesia d’amore antico.

Prof.ssa Albertina Cortese


Il protagonista della lezione odierna è il grande poeta Veronese Gaio Valerio Catullo con la sua poesia d’amore e di lui ci parlerà la Prof.ssa Albertina Cortese.


Gaio Valerio Catullo (Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.) visse quando il più famoso personaggio di quell’epoca era Caio Giulio Cesare che avrebbe capovolto l’Europa, formata da tanti popoli, uniti tutti sotto l’impero romano, ma che, nonostante i suoi successi militari, sarebbe stato ucciso per una congiura di palazzo.

Da evidenziare che in quei tempi era nota solo l’Europa e parte dell’Africa Settentrionale, mentre il resto del mondo era totalmente sconosciuto, e Cesare era l’unico che comandava con Roma Caput Mundi.

Da evidenziare che cento anni prima la pianura padana era una foresta e tutti i territori al di fuori di Roma erano Province. Cesare, in origine, era un console inviato da Roma per esplorare il mondo di allora, conquistando l’Europa in dieci anni, quando si recava nei territori conquistati passava da Verona e veniva ospitato nella casa del padre di Gaio Valerio Catullo di cui era amico.

I Catullo erano di Roma, ma, per motivi commerciali, si erano trasferiti a Verona dove si erano arricchiti con la possibilità anche di ospitare l’esercito di Cesare, con Roma che si stava trasformando da Stato agricolo a Stato politicamente più avanzato, con una società strutturata che aveva una vita normale di benessere, con i ricchi, con gli schiavi e con i poveri.

Verona era una città di frontiera con una dogana a Piazza delle Erbe ed i Catullo si erano arricchiti con gli appalti.

Con la vita agiata che conducevano si potevano permettere di dare una istruzione a Gaio Valerio con un maestro privato e, dopo l’adolescenza, di mandarlo a Roma per proseguire gli studi in una loro casa.

Erano ricchi e politici, ma il giovane Catullo odiava la politica, si innamorava dell’arte e tornava a casa per le vacanze.

Come sopra accennato i confini dell’Impero Romano si fermavano al Rubicone, oltre c’erano le Province che pagavano le tasse a Roma tramite il pro-console. Da evidenziare che, quando si muovevano, gli eserciti (legioni) erano composti di circa 12.000 soldati, mentre. quando si muoveva, il Governatore era accompagnato da poche persone e per denaro e, se si recava a Milano, si fermava a Verona.

Trasferitosi a Roma non ancora ventenne, Catullo comincia a frequentare ambienti politici, intellettuali e mondani, conosce personaggi influenti e frequenta circoli poetici. Durante il suo soggiorno a Roma conosce Clodia, sorella del tribuno Clodio e moglie del console Quinto Metello Celere e se ne innamora follemente.

Clodia viene cantata nei carmi con lo pseudonimo letterario “Lesbia”, in onore della poetessa greca Saffo orginaria dell’isola di Lesbo. Il celebre carme 51 fu composto come l’adattamento di un’ode saffica ed è da molti interpretato come la prima dichiarazione d’amore a Clodia. La donna aveva una decina di anni più di Catullo ed era intelligente, emancipata e spregiudicata.


Carme 51


Colui mi sembra essere simile a un dio,

Colui, se è lecito superare gli dei,

che sedendo davanti a te continuamente

ti guarda e ascolta

mentre ridi dolcemente, la qual cosa a me infelice

strappa ogni senso: infatti non appena ti vidi,

o Lesbia, non mi rimane neppure un filo di

voce in gola,

ma la lingua si intorpidisce, una fiamma sottile

si spande attraverso le membra, di un suono

proprio

le orecchie tintinnano, entrambi gli occhi sono

coperti dalla notte.

O Catullo, l’ozio ti è molesto;

per l’ozio esulti e ti agiti troppo;

l’ozio ha un tempo mandato in rovina

re e città felici


Nel carme 52 Catullo parla a se stesso e afferma che se le cose vanno male è meglio morire.



Carme 52


Che c’è, Catullo?

Cosa ti trattiene dalla morte?

Scrofola Nonio siede sulla sella curule,

Vatinio promette menzogne per un consolato.

Che c’è, Catullo? Cosa ti trattiene dalla morte?

La relazione con Clodia andò avanti diversi anni, alternando momenti felici a momenti burrascosi con litigi, gelosie, riappacificazioni, ma sempre all’insegna dell’amore.

Nel carme 5, tra i più famosi e importanti contenuti nel Liber del poeta latino, esalta il rapporto tra i due con i baci che si danno e che si daranno.

L’amore viene posto in antitesi alla morte, è la luce della vita ma, proprio come il sole, è destinato a tramontare condannando l’uomo a una eterna notte. Dal settimo verso Catullo pare destarsi, come scuotendosi da un incubo, e riprendere il tema gioioso del titolo.

Viene quindi la celebre frase: “Da mi basia mille, deinde centum” (Dammi mille baci, poi altri cento), confermando con la parola “basi” la sua origine veronese.

Carme 5


Dammi mille baci


Viviamo, Lesbia mia, e amiamo

e non badiamo alle chiacchiere dei soliti vecchi troppo severi.

Il sole tramonta e poi risorge,

ma noi, una volta che il nostro breve giorno si è spento,

dobbiamo dormire una lunga notte senza fine.

Dammi mille baci, poi cento

poi altri mille, poi cento ancora.

Quindi, saremo stanchi di contarli,

continueremo a baciarci senza pensarci,

per non spaventarci e perché nessuno,

nessuno dei tanti che ci invidiano,

possa fa.


Bisogna dire, comunque, che il poeta ebbe anche relazioni omoerotiche per la sua ampia libertà di pensiero, documentate in alcuni carmi e scrisse uno dei più teneri componimenti catulliani dedicati a un giovinetto romano, forse uno schiavo o un liberto.

Ma per Clodia, Catullo soffre, per la volubilità della donna, libera di corpo e di pensiero, e a lei dedica la più bella poesia d’amore sopra menzionata (carme 5) adottando la parola “basi” per baci in veronese.

Quando la relazione è burrascosa si definisce “infelice Catullo” perché l’amata lo tradisce, affermando che se le cose vanno male meglio morire.

Rimasta vedova, Catullo vorrebbe sposare la sua amata, ma lei rifiuta e contatta due amici di Catullo (Furio Aurelio) per informarlo, aumentando il dolore del poeta.

Concetto Marchesi, grande storico di letteratura latina dice che la più bella preghiera di Catullo è il carme 76 dove Catullo afferma che il dimenticare una donna può essere concordato solo dagli dei.




Carme 76


Se è vero che gli uomini provano piacere nel ricordare
il bene fatto, quando hanno la sicurezza di essere onesti,
di non aver mai mancato alle promesse, né ingannato i loro simili
in alcun giuramento, invocando, in mala fede, la potenza dei numi,
allora, o Catullo, nella tua esistenza futura ti attendono molte
gratificazioni, che scaturiscono da questo tuo non ricambiato amore.
Poiché tutto ciò che di bene gli uomini possono o dire
Ai loro simili o fare, tu l’hai detto e l’hai fatto:
ma la bontà è stata inutile con quella donna che ha il cuore ingrato.
E allora perché tormentarti più a lungo?
Perché non ti fai coraggio e ti scosti da lei
E la smetti d’essere infelice, se i numi ti sono contrari?
È difficile spezzare di colpo un lungo legame d'amore.
Lo so che è difficile; ma ci devi riuscire comunque.
Questa è la sola salvezza; qui devi vincere te stesso;
devi farlo, sia che tu possa, o che non possa.
O dei, se è vero che siete misericordiosi, o se mai proprio
In punto di morte avete recato a qualcuno l’aiuto supremo,
volgete lo sguardo su me infelice e, se sono vissuto senza colpa,
strappatemi dal cuore questo male che mi conduce a rovina, questo flagello che, penetrato come un languore fino in fondo alle fibre,
mi ha cacciato via completamente dal petto la gioia.
Ormai non vi rivolgo più quella preghiera, che ricambi il mio amore,
oppure (tanto non è possibile) che voglia restarmi fedele;
sono io che voglio guarire e liberarmi da questo male nascosto.


O dei, fatemi questa grazia in cambio della mia devozione.


Versi che simboleggiano amore e dolore per l’amata, nonostante egli riconosca che Clodia è impossibilitata a restargli fedele, tanto da pregare gli dei a fargli la grazia di guarirlo e di liberarlo da questo amore che lo stà distruggendo.


Celebrato e citato da numerosi altri autori antichi e suoi contemporanei, per secoli si perde la traccia di Catullo poeta che viene riscoperto all’epoca dello Stilnovo, quando Catullo verrà finalmente e totalmente riscoperto.

Negli anni di Carlo Magno, nella seconda metà del nono secolo d.C., un Vescovo di Verona (Raterio), viene a conoscenza dei versi di Catullo, probabilmente, nella Biblioteca Capitolare della Città, ma dopo questa citazione Catullo scompare di nuovo nei secoli. Occorrerà arrivare al Trecento perché il poeta veronese guadagni di nuovo gli onori della cronaca col notaio vicentino Benvenuto Campesani. Campesani scrive, infatti, “Sulla resurrezione di Catullo poeta veronese” un epigramma basato su un manoscritto antico che egli avrebbe riportato in Italia dopo quattro secoli da quando, forse, Raterio l’aveva portato con sé in Francia, mentre in Italia di Catullo non restava più alcuna traccia. L’entusiasmo nei confronti di Catullo e dei suoi scritti si riaccende e alle sue opere si ispira e si appassiona Francesco Petrarca che alle opere di Catullo si era imbattuto a Verona nel 1345.

Di lì in poi le opere di Catullo vincono definitivamente l’oblio ricominciando a essere riprodotte e stampate in tutto il mondo.

Un autore morto ad appena 30 anni nel 54 a.C. che, anche adesso, emoziona il lettore per la modernità dei suoi versi che cantano l’amore in tutte le sue sfaccettature.



                                                                                Giuseppe Romano

Malcesine, 19 Marzo 2025


giovedì 20 marzo 2025

Samaritani

 


I samaritani buoni spartiscono

le vesti del Cristo agonizzante.


Ai piedi della Croce anime,

le mani tese, annaspano, cupo

il domani, a caccia del sangue

gocciolato dal costato trafitto.


Sulle vie ingorgate da fango e

lacrime figure orbate da corpo

e pensiero inseguono la morte

sperando in futuri illuminanti.


I samaritani degustano satolli.


                   Giuseppe Romano


20/03/2025




lunedì 17 marzo 2025

Prostata e invecchiamento: Parliamone con l'urologo

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


Prostata e invecchiamento:

Parliamone con l’urologo.

Dott.ssa Francesca M. Cavicchioli, urologa.


La lezione odierna tratta di un argomento relativo ad una malattia che colpisce gli uomini che, nella maggioranza dei casi, ha raggiunto un’età superiore ai 65 anni: la prostata, .

Deputata a parlarne la Dott.ssa Francesca M. Cavicchioli, urologa, che ci ha informato, con rigore scientifico, del problema medico, dei risvolti personali che investono il malato, della diagnosi e delle cure da somministrare.

L’urologia è una branca specialistica medica e chirurgica che si occupa dell’apparato urinario maschile e femminile e, in particolare, si concentra sulle malattie che riguardano rene, uretere e vescica per entrambi i sessi e di quelle del pene e testicoli per l’uomo.

Nello specifico la Dott.ssa Cavicchioli ci parlerà di prostata.


La prostata è una piccola ghiandola che fa parte dell’apparato genitale maschile. E’ localizzata nelle pelvi ed è posta al di sotto della vescica, anteriormente all’intestino retto. Circonda la porzione iniziale dell’uretra ed è rivestita da tessuto muscolare e da una capsula fibrosa.

La principale funzione della prostata consiste nel contribuire a produrre lo sperma, in quanto secerne una parte del liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione.

Con l’età subisce un ingrossamento e può essere colpita da diverse patologie come:


- prostatite: infiammazione della prostata;

- ipertrofia prostatica benigna: aumento di volume della prostata;

- adenocarcinoma prostatico: tumore della prostata.


Negli uomini affetti da ipertrofia prostatica i disturbi delle basse vie urinarie possono interessare diversi aspetti della minzione e manifestarsi in maniera diversa:

- disturbi della fase di riempimento della vescica;

- disturbi della fase di svuotamento della vescica;

- disturbi post minzionali.

Questi disturbi provocano diverse difficoltà nella fase urinaria, anche con perdite involontarie di urina (incontinenza), variazione del flusso delle urine durante lo svuotamento della vescica, ritenzione di urina acuta o cronica.

Necessario, per una corretta valutazione del problema, fare una visita specialista dall’urologo, elencando la lista dei farmaci assunti, menzionando ulteriori malattie, descrivendo lo stile di vita quotidiano (esercizio fisico, fumo, alcool, dieta), informando il medico sull’inizio delle problematiche emerse, tenendo conto che i fattori di rischio sono determinati da età (l’incidenza del tumore aumenta con l’età), etnia (la popolazione di colore è più a rischio), fattori ormonali (elevati livelli circolanti di testosterone e di IGF-1), storie familiari di tumore della prostata.

Il medico effettuerà un controllo digito-rettale per valutare dimensioni, forma e consistenza della prostata e, dopo ulteriori accertamenti, anche strumentali, emetterà la corretta diagnosi e la terapia da seguire.

Da evidenziare che molti uomini scelgono di non parlarne con nessuno o di non recarsi dal medico perché hanno paura di avere una malattia incurabile, o di ricevere una diagnosi errata, o per problemi di natura finanziaria, isolandosi e non relazionandosi col prossimo.

Nelle fasi iniziali il tumore della prostata è asintomatico. Viene diagnosticato in seguito alla visita urologica, che comporta in genere, come detto sopra, esplorazione rettale e controllo del PSA con un prelievo del sangue. Dopo i controlli di rito (PSA, esame rettale, biopsia, approfondimenti strumentali), l’urologo, fatta l’esatta diagnosi del male, stabilirà il trattamento da adottare, mirato per ogni singolo paziente, concordandolo spesso con lo stesso paziente.

Quando si parla di terapia attiva, la scelta ricade sulla chirurgia radicale (rimozione dell’intera ghiandola prostatica) adottando strumenti chirurgici con intervento di rimozione in modo classico o per via robotica, mentre nei trattamenti considerati standard si ricorre alla radioterapia a fasci esterni con risultati simili a quelli della prostatectomia radicale. Quando il tumore alla prostata si trova in stadio metastatico, la chemioterapia nen è il trattamento di prima scelta e si preferisce, invece, la terapia ormonale, nota come terapia di deprivazione androgenica. Da evidenziare che si possono manifestare effetti collaterali come calo o annullamento del desiderio sessuale, impotenza, vampate, aumento di peso, osteoporosi, stanchezza.

Come tutte le malattie che affliggono il genere umano, anche il manifestarsi della prostata è l’inizio di paure, inconvenienti, cambiamenti della propria normalità di vita, ma la presenza dei sanitari deve servire a rasserenare l’animo di chi ne viene colpito, con la giusta informazione sulle terapie da adottare, tranquillizzando il paziente e le famiglie, evitando di innescare ulteriori paure psicologiche sui soggetti interessati.

Ovvio che in tutto ciò deve prevalere la prevenzione sanitaria, con controlli periodici, informando il medico di fiducia di eventuali malesseri o cambiamenti di stati fisici che possano presagire eventuali inizi di malattie.

La Dott.ssa Cavicchioli ha parlato della malattia in termini esaustivi, consigliando le mosse corrette da adottare per prevenire conseguenze non più rimediabili, evidenziando che il medico deve informare, ma non spaventare, il paziente, che deve essere a conoscenza della giusta entità della malattia, evitandogli sconvolgimenti anche di natura psicologica.

                                                                                                  Giuseppe Romano

Malcesine, 14 Marzo 2025


sabato 15 marzo 2025

Eredità: testamento e normativa.

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


Eredità: testamento e normativa.

Qualche spunto per decidere con consapevolezza.


Nel corso della propria vita l’essere umano ha la possibilità di accumulare beni che, naturalmente, non sarà in condizioni di portare con sé dopo la morte.

Questo patrimonio, pertanto, ove non diversamente disposto, si trasmetterà agli eredi diretti per successione o allo Stato in mancanza assoluta di eredi.

L’Avv. Erica Vianini, esperta di diritto di famiglia, ci ha illustrato le vie da seguire per adottare gli strumenti meno dolorosi atti a evitare che gli eventuali eredi possano incorrere a spiacevoli percorsi per l’attribuzione dell’eredità.

Eredità: testamento e normativa.

L’incontro si pone l’obiettivo di fornire gli strumenti per redigere un testamento ed acquisire consapevolezza nella trasmissione del patrimonio. E’ buona norma applicare la pianificazione testamentale. A tal proposito solitamente si schierano due correnti di pensiero: coloro che pensano che quando si è ancora in vita non bisogna occuparsene, e coloro che invece preferiscono iniziare ad organizzarsi quando sono ancora in vita.

La stesura del testamento non è obbligatoria: sicuramente evita possibili contrasti tra eredi dopo la morte di colui che ha redatto il testamento.

La normativa vigente che regola tale procedura è il Codice Civile (articolo 456 e a seguire) e la Normativa fiscale. Nel caso di beni all’Estero ci sono quindi elementi di internazionalità che seguono un codice diverso.

Esistono tre tipi di testamento:

  • Olografo: è quello più comunemente redatto, deve presentare necessariamente firma, data e luogo;

  • Pubblico: viene ricevuto dal notaio in presenza di due testimoni;

  • Segreto: lo si scrive e viene consegnato in busta chiusa al notaio che avrà il compito di siglare la consegna.

Hanno tutti e tre lo stesso valore.

Contenuto di un testamento :

  • Disposizioni patrimoniali: chi beneficerà dei beni. (Durante la stesura bisogna esser molto chiari e specificare nel dettaglio tutti i beni posseduti);

  • Disposizioni non patrimoniali: in questa sezione rientrano le “volontà” o i “desideri”. (Es. mamma defunta designa tutore dei figli minori la sorella; disposizioni per la cerimonia funebre…).

Le frasi del testamento devono esser quanto più chiare e con significato univoco al fine di evitare il più possibile successivi attriti tra gli eredi. Per questo motivo si consiglia di aggiornare periodicamente il testamento (es. quando nasce un figlio, quando parte del patrimonio viene venduto, quando vengono inglobati altri beni al patrimonio…).

E’ possibile nominare l’esecutore testamentario.

Quote disponibili.

Quote di legittima: i legittimari, in ordine, sono il coniuge, i figli e gli ascendenti.

  • Revoca e invalidità

Il testamento è revocabile in qualsiasi momento, anche 5 minuti prima della dipartita.

  • Cause di nullità e annullabilità

Alcuni testamenti sono ritenuti nulli quando mancano gli elementi essenziali: ad es. se manca il nome o la data o la firma. Il testamento è annullabile nel caso in cui venga scritto da una persona che non è in grado di intendere e di volere, se viene redatto sotto minaccia, violenza o ricatto.

  • Successione legittima ( per legge) :

mancanza di testamento;

invalidità o inefficacia del testamento.



Coniuge e figli sono sullo stesso piano, a seguire ascendenti e collaterali ( fratelli e sorelle), infine i parenti fino al sesto grado (i nipoti).

Se non si trovano eredi il patrimonio viene trasferito allo Stato.

Le quote che ciascuno riceverà dipendono dal numero e dal tipo di eredi.

  • Redazione di un testamento:

Esempio testamento olografo: Io sottoscritto Mario Rossi …nomino mio erede universale ( indicare nome e cognome di eventuali altri eredi) mia moglie Bianca Verdi…

E’ bene conservare lo scritto in un posto sicuro, ma non troppo segreto poiché spesso si verificano casi in cui i parenti hanno difficoltà a ritrovare il testamento.

Si suggerisce la redazione con una penna di unico colore, evitare le correzioni o le modifiche successive. Eventuali modifiche vanno datate e firmate.

E’ possibile conservarlo e depositarlo presso uno studio notarile.

Testamento pubblico: viene redatto in presenza del notaio e di due testimoni: dopo la firma il notaio ne attesta la validità. A volte però può capitare che il notaio non sia a conoscenza di tutti i beni posseduti dal testatore: per tal motivo è sempre bene elencarli e specificarli. Gli svantaggi rispetto al testamento olografo sono legati ai costi notarili e alla minore riservatezza. Solitamente viene redatto in casi in cui ci sono patrimoni complessi.

Testamento Segreto: il testatario scrive le proprie volontà in una busta che viene consegnata al notaio. Gli svantaggi possono esser legati al fatto che essendo la busta chiusa, eventuali errori possono rendere nullo lo scritto. Il vantaggio è che è più riservato rispetto a quello pubblico.

  • Clausole particolari

Oneri e condizione: si p subordinare l’erede ad un obbligo. Esempi: “ ti lascio la casa ma devi curarne il giardino” … “ Ti lascio questi soldi che dovrai utilizzare per completare i tuoi studi”. Ovviamente il testatore non può inserire obblighi impossibili pena l’annullamento del testamento.

  • Istituzione di erede e legato

Gli eredi sono coloro che subentrano con tutti i diritti e gli oblighi.

Il legato è colui che riceve parte o alcuni beni.

Esempio: “Nomino erede universale mio fratello e lascio il mio quadro a mia sorella..”

  • Consigli pratici:

Aggiornare il testamento

Avvisare della presenza del testamento agli eredi.

  • Apertura della successione:

  • Momento della morte

  • dichiarazione di successione.

  • Le pratiche di successione devono esser aperte entro 12 mesi dalla morte. Il conto corrente del defunto viene bloccato immediatamente e da esso potranno esser prelevati solamente una somma destinata alla cerimonia funebre. Subito dopo la morte gli eredi devono prendere decisioni immediate ad esempio sulla casa, il conto corrente, l’automobile e tutti gli altri beni di prima necessità del defunto. 

  • Accettazione o rinuncia dell’eredità.

  • con beneficio d’inventario

  • termini e modalità.

  • Se non voglio accettare l’eredità non devo comportarmi da erede; non devo quindi mettere in atto tutti quegli atteggiamenti che possono fare intendere il mio interessamento all’eredità.

  • E’ possibile accettare con il beneficio di inventario: nel caso di eredi minori o quando ci sono fragilità.

Si rinuncia all’eredità quando conosco la situazione del testamentario: se in vita ha avuto debiti non è conveniente essere erede. 

La divisione ereditaria può esser fatta in modo bonario con l’accordo di tutti gli eredi o in alternativa in tribunale. 

Debiti ereditari:

-risposta ai debiti con beneficio d’inventario

-responsabilità degli eredi.

Quando accetto l’eredità accolgo tutto e quindi anche gli eventuali debiti che aveva il testamentario: bisogna ricordare che l’erede è responsabile anche penalmente della gestione del patrimonio che si è ereditato. 

Se voglio fare una donazione in vita devo comunque farla in presenza di un notaio perchè è come una vendita. La donazione in vita è un atto gratuito e personale: in ogni momento il donante può chiedervi indietro il dono.

Donando le quote agli eredi devo fare prima la collazione, ovvero devo porre su un tavolo virtuale tutti i beni in mio possesso, compresi quelli che voglio donare, e suddividerle in quote tra gli eredi. Le quote di legittime non possono esser mai violate. 


Una disamina completa su quanto opportuno fare in vita per evitare che gli eredi possano cadere in confusione sui beni da attribuirsi, evitando contrasti e liti, e per ricordare in serena pace il defunto che ha designato i propri successori nella convinzione di avere adottato la corretta decisione per assicurare il bene di coloro ai quali il patrimonio è stato devoluto.

                                                                                                      Giuseppe Romano

             Malcesine, 12 Marzo 2025


Un doveroso ringraziamento

alla Dott.ssa Nelly Valenti per

la sua preziosa collaborazione.

domenica 9 marzo 2025

Semplicemente io - Serata 8 Marzo 2025 - Comune di Malcesine - Palazzo dei Capitani

 

           Ragazze
 
Tornano sempre al nido
le ragazze di Malcesine.
 
Girando il mondo sognano
il Castello e il lido di Paina.
 
Appigliate alle vele fendono
le onde calpestano vie dense
di sudori regalano alla gente
note incantando i convenuti.
 
Cittadine del mondo, amano
Malcesine Benaco e il Baldo.
 
Lodano le montagne innevate .
 
Giuseppe Romano
 
Con questa poesia ho voluto omaggiare le protagoniste dell'evento "Semplicemente io" organizzato dal Comune di Malcesine l'8 Marzo, giornata notoriamente dedicata alla festa delle donne, e svoltasi al Palazzo dei Capitani.
La serata, presentata da una delle protagoniste (Roberta Scorza) ha via via fatto conoscere le altre compagne di viaggio: Asia Benamati, Glenda Dal Bosco, Saskia Battistoni, Patrizia Anna Negri, Giorgia Bertuzzi, Carlotta Rizzardi. Tutte con storie di determinazione e dedizione, attese e sogni, sacrifici e rinunce, attraverso il canto, la vela, la scrittura, la comunicazione e la grafica, hanno contribuito e contribuiscono a veicolare il nome di Malcesine nel mondo. Grazie al prezioso contributo di Martina Gasparini e Massimo Marchiotto, facenti parte della Giunta del Comune di Malcesine, la serata si è svolta con semplicità, ma con ricchezza di particolari, alla presenza del numerosissimo pubblico presente e, soprattutto, del Sindaco Giuseppe Benamati che ha portato il suo saluto e quello di tutta la Comunità. Alla fine, come detto, ho voluto contribuire anch'io ad omaggiare Le Ragazze con i versi sopra riportati, non dimenticando di ricordare che, nel contempo, era anche la giornata dedicata allle donne che, ogni giorno, mai dimenticarlo, ci donano la vita.
 
8 Marzo
 
Non bastano mimose
per incantare brandelli
di cielo imbronciato
ferito e oscurato
da maschere truci
che scippano fiori
 
Dietro le mura
al riparo da occhi
curiosi uccidono
sogni e domani
dipingendo dolore
che resta perenne
 
Le mimose sfioriscono
il dolore ti piega le mani
il silenzio martella le tempie
l'omertoso passeggia
col busto in avanti
sicuro e impunito
 
Le mimose non servono
oggi se il vento continua
a scalfire deboli rami
piegati da cinici volti
protetti da paratie
ricusanti arcobaleni
 
Giuseppe Romano
 
9 Marzo 2025

venerdì 7 marzo 2025

Il mito di Pippo

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


Il mito di Pippo.


Dagli ultimi mesi del 1943 e fino al 1945, anni nefasti determinati dall’infuriare della 2^ guerra mondiale in Europa, in alcune zone del Nord Italia (Veneto, Emilia-Romagna, Toscana), in una fascia oraria individuata tra le 20 circa e le 23, gli abitanti cominciarono a sentire il ronzio di un aereo che, specialmente in aree poco urbanizzate, lanciava ordigni e mitragliava nel buio della notte.

Nacque la leggenda di Pippo, che vive ancora nella mente degli abitanti di queste zone.

Di ciò è venuto a raccontarci questo pomeriggio il Ten. Col. Alessio Meuti, già in servizio presso l’Aeronautica Militare, con esperienze in diversi settori dell’Arma, da zone operative a specializzazione formativa del personale, che dal 2009 si occupa di storia aeronautica, con particolare riferimento all’ambiente veronese e veneto, con attività di ricerca, divulgazione e consulenza.

Con azioni regolari, come detto, la popolazione sentiva il rumore di un aereo vespertino che volava al di sopra delle loro teste a bassa quota nella sera e attaccava chiunque si trovasse nel territorio. Erano aerei che compivano incursioni solitarie e sganciavano ordigni o mitragliavano nel buio della notte creando paura alle popolazioni vittime di tali incursioni.

La imprevedibilità e la quasi impossibilità di individuare questi velivoli, la loro comparsa nei cieli in ore notturne, rappresentò una presenza misteriosa nella mente degli abitanti che battezzò l’aereo Pippo.

Iniziò una guerra psicologica con gli abitanti specialmente nelle zone poche illuminate (paesi, campagne, case coloniche), costrigendo loro ad effettuare il coprifuoco nelle ore notturne per evitare che ogni minima fiammella individuata potesse essere bersaglio di Pippo.

Queste azioni avvenivano, come detto, di notte e assolutamente indisturbate, con la certezza di non potere essere individuate perché voli solitari, senza la possibilità di essere intercettati perché gli aerei volavano a bassa quota e senza l’ufficialità che tutti i voli dovevano avere.

Nell’immaginazione, l’aereo misterioso colpiva solo nelle prime ore della notte diventando una leggenda di nome Pippo.

Colpendo principalmente nell’oscurità, i “Pippo” rappresentavano una presenza misteriosa e incombente, funzionando da arma psicologica nei confronti delle popolazioni rurali, surrogatoria delle azioni di bombardamento strategico utilizzate nei grandi agglomerati urbani. Questo tipo di minaccia, con apparizioni casuali, poteva colpire anche i piccoli abitati che teoricamente si sentivano al sicuro dei bombardamenti massicci.

Le azioni di “Pippo” erano state programmate dagli Alleati e affidate ai piloti della RAF, decollavano da basi alleate (Falconara Marittima e Foggia) in formazioni di cinque velivoli per missione e poi si dividevano per raggiungere gli obiettivi loro assegnati.

Si diffusero, nell’immaginario popolare, diverse storie che contribuirono a montare la leggenda.

Tra le convizioni più diffuse che si trattasse di un solo aereo, pilotatato da donne, che colpiva ogni fonte luminosa visibile.

Tale disinformazione era dovuta alla segretezza della missione mantenuta dalle forze alleate e alla forte censura dei mezzi di informazione italiani che impedivano di conoscere la reale dimensione del fenomeno.

Non esiste in Italia un solo testimone della Seconda Guerra Mondiale che non abbia mai sentito parlare di Pippo. Da Nord a Sud le gesta di questo leggendario apparecchio notturno affollano i testi di Storia locale, le testimonianze di chi c’era o di chi l’ha conosciuto attraverso i racconti successivi. Pippo non è presente solo nei ricordi, ma pure nel folklore italiano dell’epoca. Attorno ad esso sono nate fiabe, filastrocche, canzoncine, poesie, disegni e dipinti. Insomma, Pippo rappresenta un momento preciso della nostra Storia nazionale, un tempo drammatico dove dal Brennero a Lampedusa l’Italia era bombardata dagli Alleati. È proprio Pippo, infine, a rappresentare l’unico esempio di memoria storica dei bombardamenti aerei a livello nazionale, una vera eccezione rispetto ai consueti ricordi popolari circoscritti sempre a contesti locali, il più delle volte comunali o al massimo provinciali.

Il nostro bombardiere solitario che di notte attacca qualunque luce localizzata a terra, è presente in ogni angolo della Penisola: il suo ricordo non è a tinta unica, ma delle volte prevale la paura e un tono più serio, in altre occasioni se ne parla in maniera più distaccata e umoristica. Partendo dalle testimonianze civili, scopriamo che si trattava di un velivolo notturno di origine inglese o americana, che sorvolando in solitudine città e campagne italiane andava a caccia di luci o altri bersagli improvvisati su cui sganciava qualche ordigno di piccolo calibro, a volte bombe a farfalla, o praticava un breve mitragliamento, al fine di snervare la popolazione e non farla dormire.

Pochi fatti storici, moltissimi racconti, Pippo rimane un prodotto legato alla nostra cultura, specialmente contadina, in un periodo di guerra che contribuì a devastare città, ad uccidere civili, a mutare la geografia del’Europa.


Nessuno ha potuto spiegare perché quell’aereo è stato chiamato “Pippo”.

                                                                                              Giuseppe Romano

Malcesine, 5 Marzo 2025

venerdì 28 febbraio 2025

L'onda

 


Oscillano le barche in rada.


Attendono di riprendere il

largo a caccia di frontiere.


I cigni puliscono le candide

piume e si nutrono di larve

che galleggiano sull’acqua.


L’onda sfiora sassi adagiati

sulla rena levigando la riva

con la carezza delle acque.


Anche il mio cuore oscilla e

non si cura del rosso sangue

che invade le usurate arterie.


               Giuseppe Romano


27/02/2025


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