giovedì 4 dicembre 2025

Il mito di Icaro

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


ANNO ACCADEMICO 2025-2026


- Il mito di Icaro.


L’uomo, fin dagli albori, ha avuto nelle sue corde la voglia di nuove conoscenze e di nuove esplorazioni. Avventure nuove, la scoperta di nuovi mondi, la realizzazione di nuovi congegni che avrebbero consentito di spostarsi da un luogo all’altro con celerità e sicurezza.

E’ l’argomento che il Ten. Col. Alessio Meuti, già in servizio presso l’Aeronautica Militare, con diverse esperienze nei vari settori dell’Arma, ha affrontato nella lezione odierna: Il mito di Icaro.


Ma chi era Icaro? E’ quale è il periodo in cui è collocato il fatto che fa da filo conduttore alla narrazione che affascinerà i presenti?


Icaro era figlio di Dedalo, scultore tra i migliori che abitavano ad Atene e personaggio proposto dalla mitologia greca, architetto e inventore, costretto a fuggire da Atene dopo avere ucciso il nipote ed aiutante Calo che lo iniziava a superare nelle sue attività artistiche.

Dedalo si rifugia a Creta, ospite di Minosse, re dell’isola, che lo incarica di realizzare diverse opere. Quando la moglie Pasifae partorisce il Minotauro, nato dall’unione con il toro divino mandato da Poseidonea, Minosse incarica Dedalo di realizzare un labirinto da dove non si può uscire per rinchiudervi il mostro metà uomo e metà bestia partorito dalla moglie.

Intanto a Creta Dedalo si innamora di Naucrate, una delle schiave del re Minosse, che dà alla luce Icaro.

Quando Arianna, figlia del re Minosse, chiede a Dedalo di far uscire Teseo, di cui si era innamorata, dal labirinto e Dedalo aiuta il ragazzo ad uscirne sano e salvo, il re, infuriato, fa rinchiudere Dedalo e il figlioletto Icaro nel labirinto. Disperato per l’impossibilità a fuggire, Dedalo comincia a progettare un modo per fuggire da quel labirinto di pietra, raccoglie un gran numero di penne d’uccello unendole con la colla e modella due paia d’ali per lui e per suo figlio per levarsi in volo e fuggire dal labirinto e dall’isola.

Publio Ovidio Nasone, poeta romano nato a Sulmona il 20 Marzo 43 a.C., tra i principali esponenti della letteratura latina, nella sua opera capolavoro “Le Metamorfosi” al libro VIII narra della vicenda di Icaro e del suo tragico volo, della preparazione e dei consigli che Dedalo elenca al figlio per la riuscita del volo (non volare troppo alto o troppo basso, evitare il sole, seguire le sue indicazioni), con ciò affrontando una questione morale che deve essere seguita per mantenersi nella giusta via; ma Icaro, felice per questa nuova esperienza, non segue le indicazioni del padre e precipita dopo che la cera, materia usata per attaccare le ali, al contatto del sole, si liquefa facendo venir meno il collante che consentiva alle ali di fare da motore al volo.

Il mito di Icaro, con il suo folle volo, ha ispirato numerosi artisti che hanno raffigurato, in tempi diversi, la drammaticità dell’evento, tutti evocando ciò che il volo ha rappresentato per l’uomo: desiderio dell’ignoto e ansia di raggiungere lo scopo origine del cammino intrapreso.

Ma Dedalo e Icaro non sono i soli che tentano la via del volo, altri personaggi mitologici si avventurano nella ricerca dell’ignoto perché è nella natura dell’uomo esplorare la vita al di là di ciò che è lo scibile umano.

Col trascorrere dei secoli il cielo diventa fonte di osservazione e, ispirandosi a Icaro, gli scienziati iniziano a progettare macchine volanti che consentiranno di sorvolare le terre e gli oceani nei tempi che conosciamo.

Agli inizi del 1900 anche il poeta Gabriele D’Annunzio rimane affascinato dalla magia del volo e ne diventa il cantore.

Icaro diventa protagonista e piglia in mano le operazioni con D’Annunzio che cambia la prospettiva del mito e invita Dedalo a partire.

Anzi il 9 agosto 1918, unitamente ad altri aviatori, si avventura in un’impresa senza precedenti e vola con un aeroplano SVA-1 sui cieli di Vienna per lanciare 50mila volantini tricolore con cui, provocatoriamente, si esortavano gli austriaci a mettere fine alla guerra: “Noi voliamo su Vienna – si legge nel manifestino – potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà. Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne – si legge ancora -. Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni”.

Indubbiamente un messaggio di pace che adesso non viene raccolto dal l’uomo avido e guerresco che ha già utilizzato e utilizza questi mezzi anche a scopi militari provocando morti e distruzioni come ci è dato di vedere negli ultimi tempi in innumerevoli paesi del mondo.

Il mito di Icaro però resiste e, come sopradetto, è stato il faro che ha indicato a molti artisti la via da seguire nelle loro opere.

Uno degli autori che ha immortalato la caduta di Icaro è Marc Chagall (1887 – 1985) di origine russa, ma naturalizzato francese, che nella sua opera “La caduta di Icaro” ritrae la tragedia mitologica della caduta di Icaro con una composizione dinamica che simboleggia l’ambizione e la tensione tra sogno e realtà e racchiude in sé l’essenza del destino “inevitabile” contro cui nulla possono gli ammonimenti del padre Dedalo a non avvicinarsi troppo al sole al fine di evitare la fatale e rovinosa caduta.

Altro pittore che tra le sue opere ha rappresentato il mito di Icaro è Pieter Brueghel il Vecchio (1525/1530 circa – 1569) olandese, che nel suo dipinto “La caduta di Icaro” raffigura un personaggio goffo, che dimena le gambe e precipita in mare a testa in giù. Il temerario personaggio mitilogico, con le sue ali di cera, viene meno alla raccomandazione del padre che gli consiglia di non volare troppo vicino al sole e, quindi, destinato a cadere. Il dipinto raffigura la scena in un olio su tela e l’artista relega Icaro in un angolo, soffermandosi sull’uomo con l’aratro, sul cavallo e sul solco da tracciare. Infine raffigura un pescatore e un pecoraio con lo sguardo verso l’alto, personaggi che non si curano di Icaro che sta annegando, ma che si attengono solo ai compiti loro assegnati.

Tanti altri artisti hanno raffigurato o scolpito Icaro tra i tanti il pittore Joos de Momper II (Paesaggio con la caduta di Icaro), lo scultore Antonio Canova (Dedalo e Icaro) e Matisse (Icaro).


Icaro, protagonista di una storia (o di una leggenda?) che ha fatto da apripista a più ambiziosi traguardi che hanno portato l’uomo su mete che, col passare del tempo, hanno valicato le montagne, il cielo, l’universo, in una continua, misteriosa ascesa che, in futuro, ci condurrà, forse, a conoscere mondi ancora ignoti.

                                                                            Giuseppe Romano

 

    Malcesine, 3 Dicembre 2025

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