venerdì 11 dicembre 2020

Cani legati

 


Cani legati


Non vedo cani per le strade.


Legati tutti alle gambe del padrone.


Girano il capo per non fissare il Mose,

lasciato a riposare, e i mendicanti, tesa

nella mano, che attendono il domani.


Rimane alta l’acqua, col povero che sniffa

il fumo dell’arrosto apprestato nel giardino.


Sulla collina il padreterno dispensa rosari

agli indigenti, colpendo a caso, fiducioso

di ascesa in paradiso dall’ingresso basilare.


I morti, orbi di replicanti, seguitano il viaggio

in terza classe, con il teatro vuoto ed i vecchi

serrati nelle case, sollevati da virologi saccenti,

detentori di massime infallibili e arroganti.


Priva di venti, la terra cinge gli influssi lunari e

muta stagioni a piacimento, ricordando che

la neve, d’inverno, ammantava le montagne.


Anche Pablito decide di migrare per incrociare

Diego ed indossare lassù gli scarpini di una vita.


Il sevo che cola, raccolto in protetti tini, orbato

alla vista del volgo, implicato, di già, in legacci.


Con i cani, privati di denti, posti a fissare fanali.


                   Giuseppe Romano


11/12/2020

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