venerdì 3 aprile 2020

La Cala 3.0



In Angelo Battaglia, le forme plastiche simmetriche creano il movimento illusorio

           Le opere fotografiche di Angelo Battaglia, dal titolo “La Cala 3.0” (2015-2018) sono in continuità creativa, ovvero in sintonia con gli studi della “Psicologia percettiva” degli anni Sessanta e Settanta. Le possibili parentele sono da ricollegare con gli autori della Optical Art, e precisamente con la Bridget Riley e con l’ungherese Victor Vasarely, e con gli artisti e gli architetti dell’Istituto d’arte “Bauhaus” fondato nel 1919, e con la rivista olandese “De Stiyl” fondata nel 1917, aggiungerei gli studi di Rudolf Arnheim, sui linguaggi della percezione visiva.
            La sua ricerca tende a rappresentare o ad accentuare i valori visivi, che attraverso le griglie modulari e l’utilizzo del retino da lucido, creano l’illusione ottica del movimento, offrendo allo spettatore-fruitore il rapporto diretto con le opere, quasi estranei alla stessa soggettività dell’autore. Ma nei lavori di Battaglia, la geometrica o concreta narrazione astratta, che soprattutto predilige la suggestione dei colori primari, crea un ulteriore dinamismo del luogo marino, quasi ricreato da strutture identiche che si intersecano su due o tre dimensioni.
            L’autore ci dona una configurazione, che già si proietta come possibile futuro d’armonie simmetriche, dove l’unità plastica diviene linguaggio razionale di bellezza. E succede che il suo percepire neurale, ci dona le geometriche forme delle nuvole danzanti sull’antico porto Fenicio; oppure i concentrici simboli sferici che rappresentano il sacro Monte del Pellegrino; e ancora ci dona: le anonime figure umane, quasi una moltitudine, che traducono un’astrazione formale, quasi metafisica.
            Si, possiamo scrivere che le configurazioni del reale, si tramutano in ripetute sperimentazioni ottiche, come nella descrizione delle barche che sostano, quasi staticamente; altresì, gli alberi della Cala diventano forme di luce in simbiosi con gli agglomerati urbani. Il Nostro, che sperimenta le sue riflessioni di carattere estetico, mostra la presenza del cielo terso, segmentato in modo illusorio, identificabile con le linee verticali degli assi delle barche, che a lui sembrano rivolgersi o accostarsi. Altri elementi compositivi realisti, divengono motivo simbolico di un astrattismo che ha una sua incisiva tematica oggettiva.
            Per concludere, possiamo affermare che in Angelo Battaglia, la sua sintesi immaginativa: prodotta dai processi conoscitivi che lo coinvolgono, risiede nella ricerca di una perfezione informale astratta, intellettiva e razionale, oltre la logocentrica secolare arte della civiltà occidentale. Il suo è un canto d’amore, per la città millenaria che ha origine dal mare vivente, luogo d’azzurri che accoglie tutti i popoli del mediterraneo.

2 commenti:

Giancarlo ha detto...

Buon pomeriggio.

pino ha detto...

Nel rivedere il video della mostra La Cala 3.0 di Angelo Battaglia, si ripresentano le emozioni per un evento che ha evidenziato il valore artistico di un autore che ha voluto proporre un particolare angolo di Palermo, popolare e classico, che ha fatto conoscere la bellezza di una citttà che continuiamo ad amare nonostante la lontananza.

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