UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO
MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI
...non al denaro, non all’amore né al cielo: l’ “Antologia di Spoon River” riletta e cantata da Fabrizio de Andrè.
La lezione odierna all’ “Università del tempo libero” coinvolge i sentimenti e la passione con l’ “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, rivisitata e cantata dall’immenso Fabrizio de Andrè.
Relatore il Prof. Gabriele Nascimbeni, che insegna italiano, storia e storia dell’arte in Istituti tecnici e professionali e che condivide con i suoi studenti la passione per la musica, il cinema e la lettura.
L’Autore dell’Antologia è un Avvocato di Chicago, Edgar Lee Master, passato alla scrittura e alla poesia, nato a Garnett in Kansas il 23 Agosto 1868, che frequenta la scuola superiore a Lewistown e pubblica i suoi primi testi per il Chicago Daily News. Il paesaggio intorno alla città, il cimitero di Oak Hill ed il vicino fiume Spoon lo ispirano e lo spingono a scrivere poesie, pubblicate poi nell’“Antologia di Spoon River” che, pur consacrandolo autore di fama, sancì la rottura con i suoi concittadini in quanto nei testi ne denuncia debolezze e ipocrisie.
Ogni poesia racconta, infatti, la vita di un personaggio, per un totale di 244 personaggi, che coprono tutte le categorie e i mestieri umani e molti di loro, ancora in vita, si sentirono offesi nel vedere le loro faccende private pubblicate nelle poesie.
La pubblicazione in Italia dell’Antologia di Spoon River ha un percorso travagliato, perché durante il ventennio fascista la letteratura delle democrazie plutocratiche, compresa quella americana, era osteggiata dal regime, in particolare se esprimeva idee libertarie come in questo caso.
Fernanda Pivano, nata a Genova nel 1917, ma trasferitasi a Torino nel 1929, al liceo classico Massimo d’Azeglio, ha come insegnante Cesare Pavese al quale chiede la differenza che c’è tra la letteratura americana e la letteratura inglese.
L’insegnante le fa conoscere i versi di Edgar Lee Master e Fernanda Piovano se ne innamora immediatamente per la loro scarna semplicità. Per Fernanda è un proprio colpo di fulmine e decide di tradurre il libro in italiano.
Quando Pavese scopre il manoscritto, convince l’editore Einaudi a stamparlo, ma Fernanda Piovano pagherà questa sua traduzione in carcere, per i temi trattati (Pace, guerra, capitalismo), tutti argomenti contrari alle tematiche contrarie al fascismo.
Nel 1971 Fabrizio De Andrè sceglie nove delle 244 poesie trasformandole in canzoni e pubblica l’album “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, toccando fondamentalmente due grandi temi: l’invidia (Un matto, Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore) e la scienza (Un medico, Un chimico, Un ottico).
“Non al denaro, non all’amore né al cielo” inizia con “La collina”, incipit non solo dell’album ma anche di Spoon River Antology. Si tratta di una traccia che, con una veloce panoramica di personaggi, accoglie il pubblico sulla collina del cimitero di Spoon River, dove si trovano le tombe e gli epitaffi che ne narrano le storie. E’ una introduzione significativa, perché in questa carrellata entrambi gli autori portano in scena chi è scomparso miseramente, dando dignità ai personaggi.
In questi due grandi temi si possono scoprire delle simmetrie: il giudice perseguitato da tutti trasforma la sua invidia in sete di potere e si vendica, il chimico è tanto preso dalla scienza e dalla ricerca di un ordine perfetto da essere incapace di amare, il malato di cuore rappresenta l’alternativa all’invidia, e, pur trovandosi nelle condizioni di dovere essere lui ad invidiare gli altri, con l’amore riesce a vincere l’invidia. I buoni propositi del medico vengono schiacciati dal sistema che lo inducono a essere disonesto, mentre l’ottico vuole trasformare la realtà mostrandoci un’altra realtà più vera.
De Andrè nelle sue canzoni non nomina i personaggi, come fatto da Edgar Lee Master, perché vuole rendere le storie universali e per sottolineare che queste storie sono esempi di comportamenti umani che si possono ritrovare in ogni epoca ed in ogni luogo.
L’unico a cui De Andrè lascia il nome è “Il suonatore Jones” perché rappresenta l’alternativa alla vita vista come lotta per raggiungere i propri scopi. Per Jones, personaggio al quale De Andrè avrebbe voluto assomigliare, la musica non è un mestiere, è una scelta di libertà, senza alcuno scopo di lucro.
Le canzoni dell’album sono scritte da De Andrè insieme a Giuseppe Bentivoglio per quanto riguarda i testi e a Nicola Piovani (ancora giovannissimo) per le musiche; ma, a causa dei sofisticati arrangiamenti, non venivano eseguiti spesso.
In una intervista, Fernanda Piovano afferma la straordinarietà del lavoro di De Andrè che ha praticamente riscritto queste poesie rendendole attuali e con tematiche simili a quelle di Masters legate, ovviamente, ai problemi del suo tempo.
La musica di De Andrè, unica e inimitabile, si è diffusa nel salone di Palazzo dei Capitani che ospita l’Università del tempo libero, lasciando in tutti noi un filo di nostalgia per un autore che, purtroppo, non è più con noi.
Giuseppe Romano
Malcesine, 12 Febbraio 2025
Nessun commento:
Posta un commento