Non trovo,
tra le pieghe del tuo tempo,
un barlùme di luce per
scaldare la mia anima nuda.
I gabbiani occupano l’orizzonte per
raccogliere nubi gonfie di pioggia,
inondando il mio viso già colmo di
lacrime che scivolano dagli occhi.
Percepisco la tua figura evanescente.
Emergerà il dubbio a raccontare ch’è
stato il vento a condurre il tuo sguardo
accanto al mio, occultando le primavere
andate e il prossimo gelo dell’inverno.
Il sussurrare dell’onda a ricordarmi che esisto.
Giuseppe Romano
26/04/2023
Bellissima poesia Pino, complimenti. Buoon 1° Maggio e buona serata, Angelo.
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