In
Angelo Battaglia, le forme plastiche simmetriche creano il movimento illusorio
Le opere fotografiche di Angelo
Battaglia, dal titolo “La Cala 3.0” (2015-2018) sono in continuità creativa,
ovvero in sintonia con gli studi della “Psicologia percettiva” degli anni
Sessanta e Settanta. Le possibili parentele sono da ricollegare con gli autori
della Optical Art, e precisamente con la Bridget Riley e con l’ungherese Victor
Vasarely, e con gli artisti e gli architetti dell’Istituto d’arte “Bauhaus”
fondato nel 1919, e con la rivista olandese “De Stiyl” fondata nel 1917,
aggiungerei gli studi di Rudolf Arnheim, sui linguaggi della percezione visiva.
La sua ricerca tende a rappresentare
o ad accentuare i valori visivi, che attraverso le griglie modulari e
l’utilizzo del retino da lucido, creano l’illusione ottica del movimento, offrendo
allo spettatore-fruitore il rapporto diretto con le opere, quasi estranei alla
stessa soggettività dell’autore. Ma nei lavori di Battaglia, la geometrica o
concreta narrazione astratta, che soprattutto predilige la suggestione dei
colori primari, crea un ulteriore dinamismo del luogo marino, quasi ricreato da
strutture identiche che si intersecano su due o tre dimensioni.
L’autore ci dona una configurazione,
che già si proietta come possibile futuro d’armonie simmetriche, dove l’unità
plastica diviene linguaggio razionale di bellezza. E succede che il suo
percepire neurale, ci dona le geometriche forme delle nuvole danzanti
sull’antico porto Fenicio; oppure i concentrici simboli sferici che
rappresentano il sacro Monte del Pellegrino; e ancora ci dona: le anonime
figure umane, quasi una moltitudine, che traducono un’astrazione formale, quasi
metafisica.
Si, possiamo scrivere che le
configurazioni del reale, si tramutano in ripetute sperimentazioni ottiche,
come nella descrizione delle barche che sostano, quasi staticamente; altresì,
gli alberi della Cala diventano forme di luce in simbiosi con gli agglomerati
urbani. Il Nostro, che sperimenta le sue riflessioni di carattere estetico,
mostra la presenza del cielo terso, segmentato in modo illusorio, identificabile
con le linee verticali degli assi delle barche, che a lui sembrano rivolgersi o
accostarsi. Altri elementi compositivi realisti, divengono motivo simbolico di
un astrattismo che ha una sua incisiva tematica oggettiva.
Per
concludere, possiamo affermare che in Angelo Battaglia, la sua sintesi
immaginativa: prodotta dai processi conoscitivi che lo coinvolgono, risiede
nella ricerca di una perfezione informale astratta, intellettiva e razionale,
oltre la logocentrica secolare arte della civiltà occidentale. Il suo è un
canto d’amore, per la città millenaria che ha origine dal mare vivente, luogo
d’azzurri che accoglie tutti i popoli del mediterraneo.
Buon pomeriggio.
RispondiEliminaNel rivedere il video della mostra La Cala 3.0 di Angelo Battaglia, si ripresentano le emozioni per un evento che ha evidenziato il valore artistico di un autore che ha voluto proporre un particolare angolo di Palermo, popolare e classico, che ha fatto conoscere la bellezza di una citttà che continuiamo ad amare nonostante la lontananza.
RispondiElimina