domenica 26 gennaio 2020

Mattia



Deci.



Tunni, tunni.



U picciriddu

sta divintannu

granni.



Taliannu i so occhi,

comu si movi,

comu già raggiuna



E ti veni di vasallu

picchì quannu ti vidi

t’abbrazza e poi dumanna:

nonno come stai?”



Si rapi ‘u cori,

e dintra ‘na lacrima

ti scinni

pu piaciri

d’aviri un niputeddu

accussì beddu.



                                     Giuseppe Romano







25/01/2020



Per i dieci anni di Mattia.

sabato 18 gennaio 2020

Pensieri a posteriori su "I miei deserti" di Carolina Monaci

PENSIERI A POSTERIORI SU
I MIEI DESERTI” DI CAROLINA MONACI


      Con “I miei deserti”, Carolina Monaci, nostra concittadina di Malcesine, ha saputo risvegliare, in noi che abbiamo avuto la fortuna di leggere la sua prima esperienza letteraria, il senso dell’appartenenza.
      Ognuno di noi, in questo mondo di itineranti, ha avuto un percorso che non sempre è stato stanziale, ma, spesso, ha dovuto o voluto muoversi come il percorso di un fiume che nasce dalle viscere della terra, in collina o sui monti, attraversare un territorio, raggiungere il mare dove sfociare.
      Lungo questo percorso, come un camaleonte, subisce le trasformazioni dovute al territorio che attraversa, muta le potenzialità dell’acqua, a volte con l’intervento dell’uomo, vive e lascia vivere, procurando, qualche volta, anche malessere.
      Ma di una cosa rimane certezza: il luogo della sua nascita, che è stata, è, sarà sempre la stessa.
      Nel libro Carolina Monaci ha voluto fortemente porre in risalto quelle che sono le origini della sua famiglia, Branzi in Val Brembana, con le difficoltà sempre presenti nei paesi di montagna, con i monti che fungono da guardiani del cielo, ma che aiutano a tenere coesi i suoi abitanti per lo spirito di fratellanza che è insito in quei luoghi.
      Successivamente il trasferimento della famiglia a Malcesine sul Lago di Garda (1968) per l’inizio di una nuova avventura lavorativa e, soprattutto, personale.
      Ed a Malcesine Carolina cresce, aiuta in famiglia, inizia le prime escursioni in montagna, matura come donna e, anche, come atleta.
      E fa tesoro degli errori che, inconsapevolmente, a volte fa, per rialzarsi dopo una caduta.
      A pagina 50 leggiamo:
      “Siamo reduci del passato. Semplicemente abbiamo sulle spalle uno zaino di ferite, preoccupazioni, eventi negativi che provengono dalla profonda terra dove le radici sono piantate.”
      Ecco, le radici, il senso dell’appartenenza a qualcosa o qualcuno che nessuno mai potrà toglierci.
      Il passo che ritengo più bello, più riflessivo, più spirituale di tutto il libro.
      Col passare del tempo, l’esigenza di nuove avventure sportive, con il raggiungimento di brillanti risultati, l’attraversamento dei deserti in alcune competizioni (Africa e Iran), il confrontarsi con mondi diversi dal suo, il contatto con altre culture che, viste nella giusta luce, ci aiutano a rafforzarci dentro, rendendoci consapevoli che l’uomo (inteso come essere umano), è “fratello” a qualsiasi latitudine.
      E l’incontro con le donne iraniane le ha reso una maggiore consapevolezza sull’uguaglianza che dovrebbe accomunarci.
      Struggente quanto si legge a pagina 229:
      “I loro occhi gonfi di speranza, desiderio, amorevolezza, incrociavano i miei”
      Esprimevano, con i loro sguardi, il desiderio immenso di libertà che vedevano in Carolina e nelle donne occidentali in genere.
      Penso che “I miei deserti” siano un misto di spiritualità, cronaca, testimonianza di un’autrice che ha voluto coinvolgerci con il suo vissuto.
      Una lezione di vita a noi tutti, con l’auspicio che il libro possa essere letto da un ventaglio sempre più ampio di lettori.

                                                                                                   Giuseppe Romano


            Malcesine. 18/01/2020

lunedì 13 gennaio 2020

PAGINE LEPINE - NUMERO UNICO DELL'ANNATA 2019

   Pagine Lepine è una rivista di cultura e attualità, fondata e diretta dal Prof. Dante Cerilli, poeta e critico letterario, che pubblica, tra l'altro, opere (poesie o racconti) di autori contemporanei, oltre a recensioni curate dal fondatore o da suoicollaboratori.
   Nell'ultimo numero che ha visto la luce alla fine dell'anno 2019 da poco tramontato, la rivista Pagine Lepine ha pubblicato alcune mie opere, oltre, naturalmente, la mia biografia, nonchè una profonda analisi critica sul mio "dire" e sull'intimistica che scaturisce dalle mie poesie.
Un lavoro che giudico speciale e per la mia persona e per le tematiche che cerco di affrontare giorno 
dopo giorno.
   Ringrazio, pertanto, profondamente il Prof. Cerilli che ha voluto parlare di me nella Pagine Lepine.





                                                                                                          Giuseppe  Romano


 13/01/2020


giovedì 2 gennaio 2020

2/01/2020 - Quando si comincia l'anno con una buona notizia. Grazie alla Giuria per il Premio conferitomi. 

Centro Studi Cultura e Società
Premio Letteratura d’Amore
XXVII Edizione
Oggetto: Conferimento Premio Letteratura d’Amore
Gentile Giuseppe ROMANO
Abbiamo il piacere di informarLa che la Giuria della XXVII Edizione del Premio Nazionale Letteratura d’Amore, ha terminato i propri lavori, conferendo Menzione della Giuria per la sezione Poesia, per l’opera Sedime.
Nel congratularci per il brillante risultato, La invitiamo ad intervenire alla cerimonia di premiazione, che avrà luogo
Sabato 8 febbraio 2020 ore 15,30-18,00
c/o il salone della Palazzina ex Venchi Unica
in via De Sanctis 12 Torino