Cari amici vi voglio presentare un racconto tratto dall'Antologia " L'Emozione della Bellezza" curata da Rina Gambini, Presidente dell'Associazione Culturale Il Porticciolo di La Spezia, dal titolo:
FRAMMENTI DA UNA STORIA VERA
Me la ricordo ancora, quando
la vidi per la prima volta. Alta, magra, capelli crespi. La pelle colore ambra.
Una principessa!...... Non poteva che essere una principessa arrivata
all'improvviso da una terra fantastica...
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Sono la figlia dello zio Vincenzino...
-
Chi?
-
Dello zio Vincenzino... Sono arrivata oggi
da Madrid e non ho trovato alloggio. Mi
puoi ospitare?
Lo zio Vincenzino era un uomo
alto, la pelle bianchissima, vestito sempre con abiti di lino possibilmente bianchi,
la parlantina sempre pronta. Un uomo sicuramente di classe.
Molto religioso, onorava le
feste comandate, come la sorella Concettina, donna morigerata, che, ogni
mattina, alle sei, si alzava per assistere alla prima messa che si celebrava
nella chiesa di San Francesco di Paola, ricevendo, nel contempo, il sacramento
della Comunione.
Ci teneva molto a questo rito
la zia e, da buona cristiana, digiunava nei giorni comandati, (e anche in
quelli non comandati) al fine di preservare la sua anima dal peccato.
Lo zio Vincenzino e la zia
Concettina abitavano, in affitto, in un appartamento ubicato in centro città,
nei pressi del Teatro Politeama Garibaldi, utilizzato, nel periodo cui la
nostra storia fa riferimento, per spettacoli leggeri o classici di notevole
spessore artistico, tali da soddisfare la sete culturale che la Città ha sempre
avuto.
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Il teatro Politeama Garibaldi |
Una Città sede di Teatri
conosciuti in tutto il Mondo (Teatro
Massimo, Teatro Biondo, Teatro Bellini, quest'ultimo, ahimè, per molti anni sede di una pizzeria!) che hanno
sempre ospitato le più famose compagnie artistiche del momento, con un
patrimonio architettonico costituito da monumenti, chiese arabo-normanno,
giardini, tutti testimoni delle varie gestazioni culturali presenti nei secoli.
Fratello e sorella, ormai con
molte primavere alle spalle, nel tardo pomeriggio facevano la solita
passeggiata, scendevano, piano, le scale e si incamminavano verso il centro per
godersi il sole che, al tramonto, abbandonava la città che, così, cominciava a respirare.
La villetta antistante il
Politeama, sovrastata dal Pantheon, che ospitava saltuariamente spettacoli
musicali, donava agli astanti un certo
refrigerio che era del tutto assente negli appartamenti non dotati di impianti
di condizionamento.
Seduti su una panchina,
guardavano le auto sfrecciare verso mete ignote ed i pedoni frettolosi di
raggiungere mete conosciute solo dalle loro menti.
Bambini allietavano con le
loro grida la villa, con i nonni preoccupati che i nipotini non infastidissero più di tanto.
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La villetta |
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Quando il sole cessava di
riflettere sulle vetrate dei palazzi ed il buio
cominciava a far capolino, con i lampioni che ad uno ad uno accendevano
le luci, gli zii abbandonavano la panchina e, con lo stesso passo dell'andata,
rientravano a casa per consumare la cena; una cena molto parca che ricordava
loro le cene, ben più sontuose, consumate, in molte sere d'estate, nella loro
bella casa in collina, con vista sul deserto, che possedevano ad Asmara.
-
Ti ricordi, Vincenzo, quel bell'ufficiale
che mi ronzava intorno?
esordiva zia Concettina, con
gli occhi che si inumidivano per l'occasione perduta e per il tempo ormai
irrimediabilmente andato, nel ricordo di quelle cene sul patio e le stelle a
guardia delle serate.
Serviti dalla servetta di
colore che non faceva mancare nulla,
molto discreta, che stava là solo per servire il padrone bianco.
- E quella splendida ragazza
che mi girava attorno, sperando che la portassi con me in Italia, chissà che
fine ha fatto!!
pensava a voce alta zio
Vincenzino, con la mente rivolta là dove la sabbia ed il sole si congiungono
per formare una cosa sola ed unica.
Ed il pensiero volava lontano
nel tempo; agli anni in cui lui e la principessa colore d'ebano giacevano come
una sola cosa, storditi dal sole che non tramontava mai, dall'odore della
sabbia rossa, dal vento che copriva i godimenti di entrambi.
Lontani da Concettina,
all'oscuro di tutto e che non avrebbe sicuramente approvato.
Le era apparsa all'improvviso,
flessuosa, altera, gli occhi nerissimi in uno con il colore della pelle; pelle
che profumava di odori intensi.
L'aveva seguita e, con uno
stratagemma, aveva interrotto il passo da cerbiatto che l'allontanava da lui.
-
Signorina, vorrei chiederle …...
-
Prego!
-
Il suo nome, per favore....
-
Jasmine, ma non so quanto le possa
interessare....
Era
iniziato con queste semplici parole il loro incontro; lui ospite di una terra
che in patria era stata indicata come una terra da conquistare, senza chiedere
nulla, calpestando i sogni di progresso che ogni popolo ha diritto di avere;
lei, deliziosa fanciulla color ebano, alla ricerca di una identità, felice che
quell'uomo bianco, alto, bello, italiano, avesse posto il suo sguardo sulla sua
femminilità ancora acerba.
Si erano innamorati all'istante,
intrecciando un rapporto sensuale ed intenso, anche se clandestino.
Zia Concettina diceva sempre
che, quella, pur essendo apparentemente brava gente, bisognava farla cuocere
nel loro brodo. Loro erano in quel paese per lavorare, per potere poi tornare a
casa con qualcosa di solido. Erano sopratutto dei selvaggi, quelli...., mai
dare eccessiva confidenza...
Le parole di zia Concettina,
erano, per lo zio Vincenzino coltellate che arrivavano dritte al suo cuore che
si era completamente perso in Jasmine....
Il tempo passava velocemente
ed il turbinio dei sensi tra zio Vincenzino e la principessa colore di ambra
non cessava di esistere.
-
Ho qualcosa da confessarti......
esordì Jasmine, dopo lunghi
attimi di silenzio. Stavano sdraiati sotto una palma per ripararsi dal sole che
cominciava a tramontare. L'orizzonte era rosso fuoco e prometteva una nuova
calda giornata. Zio Vincenzino stava carezzandole la schiena liscia; nulla in
lei era fuori posto e ringraziava Dio per avergliela fatta incontrare.
-
Aspetto un bambino......
disse tutto d'un fiato,
puntando lo sguardo laggiù, il sole che si stava congiungendo con l'orizzonte,
il deserto nascosto dalla duna lontana, irraggiungibile quasi, come avrebbe
preferito essere lei in quell'attimo; felice, eppure infelice, perchè sicura di
non poter condividere con tutti la sua felicità di dover diventare madre.
Già sentiva le orecchie
ascoltare le reprimende della corte che ruotava attorno a Vincenzino, lo
sconcerto della sorella che, sicuramente, avrebbe avuto da ridire su questa
unione non perfetta voluta da questa donna di colore che aveva attentato alle
virtù del fratello, coinvolgendolo in un gioco sporco con artifici e filtri
magici.
Il cuore di Vincenzino si fermò all'improvviso. Era felice. Stava
diventando padre. Padre di un bimbo che sarebbe stato di pelle scura. Il
panico. Come dirlo alla sorella, agli amici, ai parenti. Sarebbe stato uno choc per tutti. Meglio
scegliere il silenzio. Nessuno avrebbe saputo di questo anomalo evento.
I mesi passavano. Il frutto
proibito cominciava a vedersi. Jasmine decise di attendere la nascita del bimbo
nella casa paterna. Nel villaggio attendevano tutti felici il dono che il
Signore aveva voluto dare alla loro principessina. Vincenzino, quasi
clandestinamente, andava a trovare la
sua amata, giurando che avrebbe dato il suo nome al frutto proibito.
Nacque una bellisssima bimba.
I capelli crespi, un visino dolcissimo. Vincenzino e Jasmine decisero che la
bimba sarebbe cresciuta all'interno del villaggio. Nessuno doveva essere messo
a conoscenza che quella era la bimba di Vincenzino.
L'amore cresceva ancora di
più. Tra Vincenzino e Jasmine l'intesa era rafforzata dalla presenza di una
bimba che aveva la pelle della madre e la grazia del padre.
Concettina rimaneva all'oscuro
della nascita della nipotina e accudiva alla casa come se non fossero successi
fatti nuovi. Vincenzino era il suo adorato fratello senza macchia e senza
paura; di tanto in tanto, per i troppi affari rimaneva un po' di più lontano da
casa.
Durante una sera d'estate,
mentre il cielo cominciava a punteggiarsi di stelle, Jasmine annunciò a
Vincenzino che la loro bambina avrebbe presto avuto un fratellino o una
sorellina. L'amore che riempiva di gioia i due amanti continuava a dare i suoi
benefici frutti.
E la principessina ebbe presto
una sorellina.
Asmara cominciava a diventare
una città difficile per gli italiani. La situazione politica precipitava ed il
lavoro veniva a mancare; gli indigeni reclamavano la loro terra ed il governo
locale cominciò a requisire i beni che gli stranieri nel tempo avevano
accumulato in quella terra che, sicuramente, non era la loro. In Europa la
guerra insensata era scoppiata in tutta la sua intensità, mietendo vittime.
Zio Vincenzino e Zia
Concettina si prepararono a tornare in fretta e furia nella loro Città di
origine con lo status di sfollati coloniali.
Jasmine rimase sola con le due
figlie, nate da un intensissimo, quanto infelice amore.
Prima di partire, Vincenzino
promise che avrebbe dato un nome ed una patria alle due figlie.
Come dirlo alla sorella? Il
tempo passava ed il vento poneva parecchia sabbia tra lui e le figlie. Ogni tanto riusciva ad acquisire vaghe notizie sulla situazione ambientale ad
Asmara ed un giorno si recò al Ministero degli Esteri per comunicare loro che
era padre di due figlie nate da madre etiope.
Chiedeva il permesso per farle venire in Italia. Espletò tutte le pratiche
burocratiche e si mise in attesa di notizie.
-
Sono stato al Ministero degli Esteri,
Concettina.
-
A far cosa?
-
A chiedere che le mie due figlie si
riuniscano con il loro padre.
-
Cosa? Ma tu sei uscito di senno?.
-
No, sono solo un padre che ha finalmente
capito che i figli devono vivere tutti alla luce del sole, senza essere tenuti
nascosti a nessuno. Sono padre e ti dirò di più. Le mie figlie hanno la pelle
scura.
-
Misericordia! - Disse subito ad alta voce
Concettina. - Ma quando? Ma come? Con chi? Perchè mi hai nascosto ogni cosa? E
comunque queste qui io non le voglio a casa mia!
Subito dopo, con il velo in testa, corse in chiesa per confessare
i suoi peccati e quelli del fratello.
Per giorni interi Concettina
tolse il saluto, pur coabitando nella stessa casa, al crudele fratello che aveva osato
contaminare il sangue di famiglia con un sangue estraneo e, peggio, non
europeo. Doveva digerire l'idea di avere due nipoti di pelle scura, nate al di
fuori del sacramento del matrimonio e senza che, fino ad ora, fosse stata messa
a conoscenza degli eventi.
Mai, mai, mai avrebbe permesso
che quelle due piccole bastarde, nate dal peccato, sarebbero entrate in casa
loro. E Dio avrebbe punito il fratello facendolo precipitare all'inferno. Ed
era sicura che lo stesso Dio misericordioso non aveva approvato questa unione
blasfema. Un bianco che si era unito ad una nera! Chissà quanti fulmini erano
stati lanciati dal cielo nello stesso attimo che l'unione carnale si consumava!
Zio Vincenzino assicurò la
sorella che le figlie sarebbero rimaste provvisoriamente nella terra d'origine.
Dovevano iniziare gli studi e dovevano crescere. Poi il tempo avrebbe
sicuramente indicato la strada più giusta.
Le due sorelline crebbero con
la madre e nel contempo zio Vincenzino perfezionò l'iter burocratico per fare
acquisire alle figlie la nazionalità italiana, consentendo loro di studiare in
una scuola italiana.
Col tempo zia Concettina
acconsentì, con le dovute riserve, a conoscere le nipoti che, con il tempo,
avevano imparato a muoversi autonomamente, libere da condizionamenti.
E quella principessa, scura di
pelle, che bussava una sera d'estate per chiedere ospitalità, era un arcobaleno
che svelava i tanti segreti degli zii.
Zio Vincenzino e zia Concettina
sono partiti per l'eterno sonno che avvince l'uomo ineluttabilmente, senza
svelare a chi, Dio, avesse destinato
l'inferno.
E la principessa con i capelli
crespi, dopo un lungo cammino, è stata inghiottita dalla grande Città, con
nella mente il ricordo dell'odore delle palme piegate dal vento, il colore
della sabbia, le voci festanti del villaggio dove aveva iniziato, con la
sorella, i primi passi.
- Sono la figlia dello zio Vincenzino
.........
- Benvenuta a casa mia, figlia di un mondo
sconosciuto che si muove a piccoli passi.
2/07/2012
Giuseppe Romano
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Foto degli zii con Angelo |