con le onde che levigano
le rocce infinite volte,
negli attimi del giorno
che volge lo sguardo
al domani.
Come sarà il domani
se non è quello che
ho sognato inseguendo
la luce di ogni momento
della mia vita, senza l'ombra
di amiche foglie a refrigerare
il viso rorido di sudore
nell'agosto arido di pioggia?
Sarò sempre nell'attesa
di un cenno che, come
la saetta di un fulmine
in una giornata di afa,
spezzi l'equilibrio, per
non morire all'improvviso
senza il beneficio di una
carezza inattesa, ma
agognata.
Giuseppe Romano.
4/08/2012 - ore 20.00
Il richiamo è forte, la nostalgia pure, dobbiamo aspettarci qualcosa?
RispondiEliminaCiao Pino, buona giornata Angelo.